Titoli di coda sul più forte di tutti. Ma il finale della storia tra Osimhen e il Napoli è da B-Movie, senza pathos, colpi di scena, emozioni. Insomma, la separazione dagli azzurri è un film che non vincerà l'Oscar. Tutto ampiamente previsto in estate e persino al momento del rinnovo faraonico (da 10 milioni più 2 di bonus e 5 milioni alla firma come altra prebenda), fatto per accontentare i capricci del campione nigeriano che, dopo l'offerta da 15 milioni degli arabi del Fondo Pif, aveva messo altre priorità nel suo cammino: «Andrà via a fine anno, lo sappiamo da tempo, nessuna sorpresa. È stata una trattativa lunga e amicale. Dove? Al Real, al Psg o in Premier. Osimhen verrà ceduto». Lo dice Aurelio De Laurentiis alla fine dell'assemblea di Lega. Un campione sul campo come pochi, ma pure un campione di pasticci sui social come pochi al mondo. Il presidente non è il manager di Kvara quindi non potrà essere smentito né dall'attaccante né dal suo pretoriano, l'agente Calenda, che da mesi trascorre tempo a scrivere sui social chiarimenti. C'era bisogno di chiarezza e il patron azzurro l'ha fatta: era quello che serviva, senza ulteriori tormentoni sul suo addio. Il Napoli gira pagina ed è De Laurentiis a chiarire le sibilline frasi di Osimhen dal ritiro nigeriano.
È convinto che si siano i margini per tornare in alto: «Mazzarri sta facendo un buon lavoro e fino ad adesso ha avuto tanti problemi e solo un paio di volte la possibilità di lavorare in una settimana-tipo.
Ha l'aereo che lo aspetta a Linate, va di fretta. Ed è un peccato, perché sembra un fiume in piena. «La Coppa d'Africa ci sta privando di alcuni calciatori in un periodo importante, costringendoci ad effettuare alcune operazioni in entrata. Ostigard? È un ragazzo straordinario, non credo che andrà via». Poi parla anche di altro e tende la mano agli arbitri. Ancora una volta. «L'inchiesta delle Iene trova il tempo che trova: non ci sono prove documentali ma solo pettegolezzi. E i pettegolezzi vanno dimostrati». La serie A, quindi, non va alla guerra con Rocchi. Come era logico, naturale e scontato. Casini, numero uno della Lega, conferma: «C'è la proposta di una riforma arbitrale ma è un errore discutere la qualità dei direttori di gara». È stata un'assemblea vivace, alla presenza anche del presidente Gravina. E la Serie A si è schierata compatta contro la richiesta di eliminare il diritto di veto, contenuto nello statuto della Figc: il format dei campionati, dunque, difficilmente cambierà. Gravina ammette: «Bisogna riconoscere alla Lega di A la leadership legata alla sua capacità produttiva».