Il procuratore federale Chiné ha aperto e chiuso l'inchiesta sul caso Acerbi-Juan Jesus mettendo a disposizione del giudice sportivo Mastrandrea tutto il materiale raccolto, dalle testimonianze dei due giocatori al file dell'audio nella sala Var di Lissone nel momento in cui l'arbitro La Penna interviene dopo la segnalazione del brasiliano del Napoli («Mi ha chiamato negro e questo non va bene»). In tempi rapidi la sentenza. Ma c'è un'aria “strana” intorno a questo caso. Sia detto senza alcuna ironia, perché non è ammessa in questa delicatissima vicenda: qui o è bianco o è nero, o Acerbi ha usato una parola razzista nei confronti di Juan Jesus o non l'ha usata.
Difficile credere che il brasiliano abbia equivocato.
L'aria “strana”, dunque. L'articolo 28 del Codice di giustizia sportiva prevede almeno 10 giornate di squalifica per un comportamento discriminatorio. Ma ne è stato tirato fuori improvvisamente un altro ed è l'articolo 39 sulla condotta antisportiva, sanzionabile con 2 giornate o poco più. Urlare «Ti faccio nero» è tra i casi di condotta antisportiva?
O Acerbi ha adoperato un termine razzista o non lo ha adoperato. Una terza via non c'è e sarebbe offensiva per Juan Jesus (e per lo stesso Acerbi) e per questo sistema che ha molti punti di criticità e che deve sforzarsi, anche attraverso la sentenza su un caso esploso al Meazza nella “Giornata contro il razzismo”, di essere credibile.
Intanto, complimenti all'allenatore napoletano Nunziata, commissario tecnico della Under 21, per aver consegnato a un giocatore di colore, Gnonto, la fascia di capitano nella partita contro la Lettonia. Nunziata ha spiegato che non si trattava di un gesto simbolico («Gnonto ha carisma e personalità, con me aveva fatto già il capitano nella Under 19») ma noi come tale abbiamo voluto interpretarlo. C'è bisogno di queste cose.