L'assunzione di colpa fatta da Aurelio De Laurentiis dopo Napoli-Monza. La richiesta di scuse del ds Meluso dopo Torino-Napoli. Basta. La squadra che nello scorso campionato era stata un incubo per tutti i suoi avversari è diventata l'incubo per se stessa e i suoi tifosi. I napoletani - quelli che erano a Torino e hanno sfogato la loro rabbia dopo l'umiliante 0-3 e quelli che hanno assistito allo scempio in tv - sono stanchi. Esigono risposte dal campo.
E questo non vuol dire soltanto dai calciatori (irriconoscibili rispetto alla scorsa stagione) e dall'allenatore Mazzarri (irriconoscibile anch'egli rispetto al primo periodo napoletano, lontano oltre dieci anni). Anche dalla società, che deve operare al più presto sul mercato e gestire con autorevolezza lo spogliatoio, ormai allo sbando, anche perché De Laurentiis non ha definito alcuni rinnovi: Zielinski, Politano, Kvara.
È stato imposto il silenzio a Walter Mazzarri e ai giocatori a Torino. Sbagliato, se avessero spiegato con chiarezza cosa non funziona, non rifugiandosi dietro a colpe e scuse. Giusto, se si fossero limitati a fare l'elenco di infortuni, colpi di sfortuna, infarciti da tanti “se” e tanti “ma”. Purtroppo il Napoli dà sempre più l'impressione di una squadra che durante la settimana lavora male: gli errori difensivi che causano gol sono sempre gli stessi; l'imprecisione sotto la porta avversaria è sempre la stessa. Da tempo - metà ottobre, dopo la sconfitta casalinga contro la Fiorentina - sono attesi i fatti. Che non arrivano. Il mercato è appena iniziato ed è arrivato un solo giocatore, Pasquale Mazzocchi, che si è fatto espellere dopo cinque minuti. Ingenuo è un aggettivo che non rende bene l'idea di quel gesto. Evidentemente il ragazzo di Barra si è subito adeguato al clima che c'è in questa squadra, senza guida interna ed esterna, annebbiata e tesa come Raspadori nel primo tempo quando ha sbagliato il più facile dei gol. Figure alte come Spalletti e Giuntoli sono un ricordo, disegnate sui murales e sugli striscioni del terzo scudetto.
Propenso sempre a guardare avanti, ad immaginare chissà quali scenari per il calcio mondiale, De Laurentiis pensa a un metodo che adottava il suo predecessore Corrado Ferlaino quando le cose andavano male: il ritiro ad oltranza. Metodo per indicare con chiarezza quali sono i colpevoli di questa situazione, quei calciatori - fino alla primavera meritatamente osannati - che non vincono più. In effetti, questo Napoli ci ricorda quello fragile del passato, quando non riusciva a fare un gol o un punto. Per intenderci: il Napoli che scivolò in serie B. Questo è nono in classifica, al momento lontano da tutti i suoi sogni. E, a proposito di ritiri, la memoria dopo oltre quarant'anni va a quello a Vietri sul Mare, prima stagione di Maradona, quando nello spogliatoio c'erano acque agitate. Si guardarono in faccia, quegli azzurri, e tornarono a vincere. Altri tempi.