Napoli-Hatayspor 4-0, il primo show è di Osimhen e Simeone

Azzurri a valanga, bene l'inserimento di Raspadori

Giovanni Simeone festeggia coi compagni
Giovanni Simeone festeggia coi compagni
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 30 Luglio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 18:15
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È lì, bellissima, al Louvre, la Venere di Milo. E qualcuno pensa che, pur priva delle braccia, abbia qualcosa che non va? Ecco, Garcia ha deciso che invece sì, qualcosa può essere fatto per rendere quella creatura meravigliosa che è il Napoli ancora più straordinaria. E allora le braccia di Rudi hanno il nome di mister 35 milioni, Jack Raspadori. Lui deve esserci, è la grande scommessa di questa fase. Ma nella mediana a tre proprio no: certamente meglio quando si è piazzato (quasi subito) sottopunta a metà del primo tempo, con il cambio flessibile dal 4-3-3 al 4-2-3-1. D'altronde, a questo servono i test nell'aria di montagna. Lui, ora è il grande jolly: con la Spal ha giocato a destra nel tridente, ieri pomeriggio con i turchi dell'Hatayspor si è piazzato mezzala a destra, poi sulla trequarti. Anguissa, invece, si è messo a palleggiare davanti alla difesa visto che Lobotka è infortunato. D'altronde, tutto viene reso più semplice da quell'indemoniato di Victor Osimhen che, come grinta, è già in forma campionato. In cinque minuti, dal 22’ e al 27’, segna due reti che fanno impazzire di felicità il pubblico di Castel di Sangro (sono almeno in cinquemila, non male). È scatenato, come sempre, Osi. Che aggiusta ogni cosa, nel caso ce ne fosse bisogno. Ma l'altra stella del primo pomeriggio abruzzese è il Cholito Simeone che segna una doppietta nella ripresa. Finisce 4-0, il primo show è il loro. E per la prima volta la difesa non prende gol (dopo le reti incassate dall'Aunane e dalla Spal). C'è da dire che, nonostante una mediana inedita, finché le gambe hanno retto i turchi non hanno mai superato la metà campo azzurra (bene Olivera e bene anche D'Avino nella ripresa). Quel che è piaciuto, forse più di ogni altro aspetto, è stata la disponibilità ad andare oltre la fatica e le difficoltà atletiche.  

Il palleggio, educato così bene in questi anni, è ancora la chiave e regala un controllo del gioco, che è ormai nel dna del Napoli e lo sarà anche in questo di Garcia.

E così è successo anche ieri contro i turchi: che certo, non vorrebbero fare da sparring partner ma alla fine questo fanno. Il racconto del test match di ieri ha senso, ma fino a un certo punto. Sono giudizi provvisori e come racchettoni da spiaggia vanno presi per quello che sono: un gioco. Perché carichi di lavoro, esperimenti e pure gli avversari decisamente fuori fase (lo scorso anno si fermarono a metà stagione per il terremoto dopo che un loro calciatore, Christian Atsu, venne trovato morto sotto le macerie dell'edificio dove risiedeva ad Antiochia: ieri Garcia e il Napoli hanno reso omaggio alla sua memoria consegnando una maglia azzurra numero 30) consentono di dare valutazioni estive. E il calcio di luglio. Garcia vara la prima coppia post-Kim e si affida a Ostigard come spalla di Rrhamani: Yildirim, unica punta riesce a liberarsi una sola volta, con un colpo di testa, che Meret respinge con un bel gesto. Le fiammate della prima mezz'ora vanno piano piano spegnendosi: Osi, al solito, si prende la scena. Anche quando si lamenta per un passaggio che non arriva. Lui è così, perfettamente cannibale. Quello che succede attorno non è che gli importi più di tanto: 4-3-3 o 4-2-3-1 figurarsi. Quel che conta è che possa fare gol. E lui di occasioni ne ha tre, o meglio due e mezza. Calcia dai 30 metri al volo e senza guardare la porta al 5’ e poi rende prezioso l'assist di Politano (22’) su errore del portiere Kardesler e quello di Kvara.

 

Gli azzurri devono mettere benzina, e quindi cambi non ce ne sono a inizi ripresa. Certo, il ritmo ormai è calato ragionevolmente ma in maniera impressionante. Ma si sa come funzionano queste gare: poche le occasioni per fare ancora gol, la più clamorosa capita sui piedi di Kvara in contropiede. In precedenza una bandierina alzata toglie a Osi la gioia di una tripletta. Dopo meno di un quarto d'ora, però, li cambia tutti: 11 su 11. C'è l'altro Napoli alla prova, compreso uno degli idoli della folla, il Cholito. E Simeone ripaga i cori con una doppietta: il primo gol da rapace dell'area piccola, il secondo un gioiello con dribbling e pallonetto. Meraviglia. La rivoluzione ha dato vitalità ed energia a un match che si era assai ammosciato. Per la gioia dei tifosi che vogliono solo gol. Altri che esperimenti. 

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