Napoli-Sassuolo, probabili formazioni: Garcia con i titolarissimi di Spalletti

È la notte dell'orgoglio: prima volta da campioni allo stadio Maradona

L'allenamento di rifinitura allo stadio Maradona
L'allenamento di rifinitura allo stadio Maradona
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 27 Agosto 2023, 08:00 - Ultimo agg. 23:51
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«Siamo noi, siamo noi, i campioni dell'Italia siamo noi». Meglio ricordarlo, canticchiando la canzone dello scudetto. Perché, d'un tratto, è una vigilia curiosa, quella che riporta il Napoli tricolore a riabbracciare allo stadio Maradona i suoi tifosi con il Sassuolo. Come se il no a tradimento di Veiga fosse la fine del mondo. Non lo è, neppure un poco. «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell'Italia siamo noi». Ecco, ripetiamolo per addolcire questa domenica di campionato in pieno agosto. Certo, sembrava tutto apparecchiato per il crac galiziano ma questo non giustifica il clima da guelfi e ghibellini che si respira attorno a De Laurentiis, il presidente che ha riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni e un fallimento. Non c'è il tutto esaurito, ma più di quarantamila spettatori di questi tempi balneari sono una bella cornice, tenendo conto che guardare la partita dai settori inferiori del Maradona non è il massimo della vita. Insomma «siamo noi, siamo noi, i campioni dell'Italia siamo noi».  

Il Napoli di Garcia ha poco di nuovo eppure viaggia velocemente verso un futuro diverso. Il tecnico francese ha spiegato perché: gli azzurri, reduci da due stagioni straordinarie, non devono aver più bisogno di certezze tattiche. Devono andare alla ricerca di binari diversi da percorrere. Magari anche non a memoria come è successo a lungo l'anno passato. La prima cosa che Rudi ha detto agli azzurri è stata questa: «Bisogna dimenticare quello che avete fatto, dimenticare ciò che è stato vinto». Lo ha ripetuto anche ieri sera, nel ventre del Maradona. E lo farà anche questa sera, quando si ritroverà davanti agli azzurri. C'è un ordine: «Dimenticare». Ma l'euforia è come gli incubi: non si squaglia facilmente. Il mercato, poi, non ha aiutato: giocano gli stessi eroi dello scudetto, non sono arrivati autentici rinforzi, né Cajuste né Natan sono in grado - per adesso - di insidiare i titolari. Che sono ancor più titolari di un anno fa. Garcia si aspetta ancora qualcosa dal mercato, ma non sbatte i piedi: si morde la lingua, è attento anche alle espressioni della faccia. È mister serenità non a caso.  

Là davanti c'è la coppia delle meraviglie Kvara-Osimhen. Tutti e due in attesa di un rinnovo ancor più milionario, ma oggi c'è tempo solo per il pallone. Le responsabilità più delicate del progetto sono affidate a loro due: se girano loro, tante difficoltà di agosto (il caldo, i ritardi della preparazione, l'identità che va ritrovata) possono essere messe sotto al tappeto. Di questi tempi, contano i tre punti. E i tre punti sono qualcosa che hanno in dotazione solo i fuoriclasse come il georgiano e il nigeriano. Sarà il solito 4-3-3 ma attenzione a variazioni verso un 4-2-4 o anche un 4-2-3-1. Con il Frosinone, Raspadori era spesso alle spalle di Osimhen: sarà curioso capire se la stessa indicazione tattica verrà data anche a Kvara. Che per tutta la settimana si è allenato senza accusare dolori: è pronto al rientro. 

Per stasera è annunciata la formazione più spallettiana che c'è.

Ma con un bel po' di variazioni mentali e strutturali: difesa bloccata con i due marcatori centrali quasi puri, mediani più bravi a ripartire che a tessere ed esterni che spesso sono attaccanti. Garcia non è presuntuoso, non vuole gettare via quello di buono costruito da Spalletti ma sa che cambiare serve a sopravvivere. Perché certe cose, gli altri, hanno imparato a neutralizzarle. Dunque, il francese ha capito che per tenere sempre in alto il Napoli serve un lavoro mentale, per i calciatori, e un lavoro tattico, per spiazzare gli avversari. Poi c'è il talento dei singoli, la forza di Osimhen a cui magari può anche esser perdonato se non dà una mano in fase difensiva se magari resta un iradiddio là in quei 25 metri di sua esclusiva competenza. Al Maradona, nell'allenamento a porte chiuse (c'erano venti tifosi all'esterno), Garcia ha continuato a provare anche schemi di rimesse laterali (come a Castel di Sangro). Ma a Frosinone è nata un'alba nuova e il Napoli di Garcia merita i crediti di fiducia che si concedono sempre a inizio ciclo. E certe critiche sono ingiuste, esagerate e anche immotivate. Nonostante un mercato deludente, dove De Laurentiis ha voluto fare tutto da solo. Inevitabilmente, andando spesso in panne. Come per i rinnovi e per i troppi no vissuti dai tifosi come uno smacco. Ma poi c'è il campo e c'è qualcosa di oggettivamente rigenerante nello sforzo di Garcia di riportare il Napoli alle sorgenti del calcio, che è un gioco e quindi divertente e semplice per costituzione. Stasera ovvio che tutti si attendano molto da Osimhen e Kvaratskhelia, coppia cresciuta gioiosamente nella tana di Spalletti. Con il Sassuolo, ora servono 3 punti: ma senza che siano un'ossessione, un obbligo. Vincere rafforza le ossa giovani e le idee di Garcia, al contrario, partire male rischia di provocare un'incrinatura sul parabrezza. 

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