Ottavio Bianchi a Castellabate: «In Arabia calcio business, ora Diego quanto costerebbe?»

L'allenatore del primo scudetto del Napoli in Cilento

Ottavio Bianchi a Castellabate
Ottavio Bianchi a Castellabate
di Antonio Vuolo
Venerdì 8 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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Il Napoli di ieri e di oggi. Lo scudetto. Un ricordo di Maradona e un augurio per la Salernitana. L'ex allenatore Ottavio Bianchi, il primo a portare lo scudetto a Napoli nella stagione 1986-87 e firmare la conquista della Coppa Uefa due anni dopo, si è concesso una tappa a Castellabate, nel paese di Benvenuti al Sud, ospite di Vincenzo Benvenuto, titolare del villaggio Benvenuto, e della moglie Sara Crisci, ex Miss Italia Eleganza 2005. Insieme agli amici Antonio Ruggiero e Vincenzo Solimene, l'ex allenatore del Napoli, si è fermato a pranzo al ristorante “Il Papavero” all'interno del villaggio in località Lago di Castellabate.

Un pensiero sul Napoli campione d'Italia?
«Quest'anno ha fatto davvero un campionato straordinario.

Ma il Napoli, da molti anni ormai, è una realtà nazionale, direi anche internazionale».

Qualche parallelismo con il suo Napoli?
«Parliamo di epoche diverse, giocatori diversi, situazioni societari diverse. L'unica cosa rimasta invariata è l'affetto dei napoletani. E, poi, parliamo di una squadra che all'epoca non aveva mai vinto, anzi aveva giocato molti anni per non retrocedere».

Lei ha vinto lo scudetto, ma ha anche guidato il Napoli del post tricolore. È difficile confermarsi?
«Per una società non abituata a vincere consecutivamente è sempre più difficile, lo vediamo anche nei campionati stranieri. È fisiologico un momento di rilassamento, poi c'è l'entusiasmo. Non so se il Napoli quest'anno possa farlo ancora, ma ne ha le caratteristiche».

Uno degli artefici è stato Spalletti. Come lo vede sulla panchina della Nazionale?
«Non saprei. Si tratta di un ruolo diverso, a mio avviso, che è quello di ct e di cui non ho avuto esperienze».

Torniamo al Napoli: un primo giudizio su questo inizio di stagione?
«Per me è positivo. Poi, dopo, l'allenatore può dare le sue indicazioni a seconda dei calciatori che ha a disposizione, e spesso si sopravvaluta anche questo ruolo. Nel senso che gli allenatori sono come i piloti. Oggi la Ferrari non va perché non c'è la macchina, non perché non ci sono i piloti. Quando, invece, c'è la macchina, allora anche l'allenatore bravo può esprimersi. Detto ciò, per dare un giudizio più completo bisogna aspettare almeno una decina di partite».

Cosa pensa di De Laurentiis?
«L'ho sentito solo una volta. I risultati però parlano per lui, è un dirigente di grande livello».

E, oggi, alla soglia degli 80 anni, cosa fa Bianchi?
«Invecchio (sorride, ndr). Se parliamo di calcio, però, posso dire che mi annoia guardare le partite, preferisco gli altri sport o i campionati di calcio stranieri. Un tempo era il nostro calcio quello più importante, dove c'erano tutti i campioni. Oggi non è più così».

A proposito di campionati stranieri, un giudizio su ciò che stanno facendo gli arabi?
«Non ho motivo di giudicare se non quello del denaro considerando gli ingaggi di certi giocatori. Se ci fosse oggi Diego quanto avrebbe dovuto guadagnare?».

Siamo in provincia di Salerno, un parere anche sulla Salernitana?
«Sono contento che sia in serie A. È una città incantevole, la gente è entusiasta, a volte anche troppo, e merita di mantenere questa categoria».

È bello anche il Cilento però...
«Assolutamente. Sono dei posti fantastici, si mangia benissimo e poi la gente è molto ospitale». 

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