Stramaccioni, elogio di Spalletti: «Luciano innovatore autentico»

L'analisi: «Il suo gioco spettacolare si è evoluto in questa stagione»

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
di Bruno Majorano
Sabato 13 Maggio 2023, 06:00 - Ultimo agg. 15:35
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È lui il primo a definirsi un allievo di Spalletti. Si sono incrociati ai tempi della Roma: Spalletti allenava la prima squadra, Andrea Stramaccioni le giovanili. Oggi è una delle voci e dei volti di Dazn, ma è stato anche allenatore di Inter e Udinese. «Luciano si confidava con me, come un maestro può fare con l’allievo», racconta. E oggi l’allievo Stramaccioni guarda con attenzione e ammirazione il grande lavoro fatto da Spalletti alla guida del Napoli arrivato a vincere il suo terzo scudetto e avviato verso questo finale di stagione che sarà una passerella per tutti gli azzurri.

Cosa lascerà questa squadra al calcio italiano?
«Un segnale fortissimo.

Ovvero che la qualità del lavoro in campo e fuori paga. Si tratta di un segnale che nel nostro campionato non si vedeva da tempo. E adesso nessuno può mettere in dubbio il titolo conquistato e la qualità del suo contributo».

Che ha visto di speciale nel lavoro di Spalletti?
«Questo Napoli da un punto di vista tecnico e tattico è un capolavoro di Spalletti. E mi fa sorridere se andiamo a rileggere quello che si diceva del Napoli a in estate dopo le partenze dei big. Ha fatto un grande lavoro. Soprattutto fuori dal campo».

Cosa intende?
«Le relazioni con i suoi calciatori sono tutto per Spalletti. Non c’è una sola intervista post partita in cui non mandi un messaggio ai giocatori: che sia un messaggio d’amore o di invito alla concentrazione. E questo atteggiamento lo ha ritrovato poi sul campo in termini di rendimento. Ma anche in quello che i calciatori creano tra di loro».

In che senso?
«Spalletti ha creato un’alchimia difficilmente ravvisabile in squadre che vincono. Anche a livello internazionale. Perché c’è sempre qualche campione o primadonna con qualche storia tesa. Mentre il Napoli vince con uno spogliatoio armonico nella buona e nella cattiva sorte. Non c’è altro da aggiungere: il merito è del manico, cioè di Spalletti».

Che allenatore è?
«È un innovatore in continua evoluzione».

Ci spieghi.
«La prima Roma “spallettiana” si illuminava con il gioco “palla addosso”, come dice proprio Luciano. E quella sua base la rivediamo in questo Napoli, nel fraseggio corto. Ma la sua evoluzione è la “palla là”, sono sempre parole sue. Ovvero la palla messa alle spalle della linea difensiva con tempi e modi studiati, in una zona che di solito è tra il difensore centrale e il terzino. Insomma: il pane quotidiano di Osimhen. Così è andato in porta decine di volte. Pur mantenendo sempre la propria identità, è un Napoli che ha fatto interpretare ai suoi giocatori dei concetti molto all’avanguardia. E va detto che Spalletti è riuscito in questo lavoro pur senza avere a propria disposizione una rosa come quella del Liverpool».

Pensiamo ai giovani allenatori: Spalletti può essere considerato un modello?
«Assolutamente sì. Anzi, già è un modello da imitare. E non parlo solo di quello che sta facendo e ha fatto con il Napoli. Devi vedere anche le piazze dove ha lavorato e le difficoltà che ha incontrato».

Può essere l’uomo giusto per aprire un ciclo a Napoli?
«Spalletti credo sia in perfetta sintonia con ambiente e squadra. Sono certo, conoscendo Spalletti, che voglia capire se c’è davvero la possibilità di aprire un ciclo dal punto di vista della profondità della rosa e della solidità del progetto. Ma di sicuro sarebbe l’uomo giusto».

A proposito di giovani: domani il Napoli affronta il Monza del 39enne Palladino.
«Sta facendo benissimo in una pazza non facilissima. Ma spero che tutti ricordino di quello che sta facendo quando avrà le sue prime difficoltà. Da Guardiola a Spalletti, le difficoltà le hanno tutti: il punto è la fiducia e la solidità. Da questo punto di vista il modello Dionisi a Sassuolo è quello da prendere come esempio. Dobbiamo credere nei nostri giovani. Tutti noi abbiamo avuto dei momenti no e si possono superare».
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