La Grande Bellezza in 90 minuti. Maurizio Sarri, l'allenatore dei 91 punti e dello scudetto perso in albergo, contro Luciano Spalletti, l'allenatore che punta al record della Juve di Conte (102 punti) ed è a un passo dal terzo scudetto. La differenza? Secondo l'attuale tecnico della Lazio atteso venerdì 3 marzo al Maradona, è in una rosa «più profonda» come si dice adesso. È vero ma in parte. È cresciuto il livello tecnico del Napoli attraverso gli investimenti effettuati dalla società ma nel triennio sarriano la squadra venne divisa da Maurizio in due blocchi: da una parte i titolarissimi, dall'altra i giocatori che dovevano accontentarsi di giocare una manciata di minuti. Certo, con le 5 sostituzioni c'è più spazio per i calciatori di seconda fila ma Spalletti ha fatto una maggiore rotazione, anche se in questa fase - decisiva per l'allungo sulle inseguitrici - sta puntando sugli stessi uomini.
Entrambi legati al 4-3-3, anche se sviluppato diversamente: il gioco cambia se cambiano gli interpreti.
Sarri è tornato due volte da avversario, con Juve e Lazio, a Fuorigrotta. E due volte ha perso. Respirerà un'altra aria nell'anticipo di venerdì 3 marzo perché Napoli sta per vedere concretizzato quel sogno accarezzato con lui cinque anni fa, quando partì l'assalto al Palazzo, poi sfumato nel penultimo weekend di aprile con la vittoria della Juve sull'Inter di Spalletti e la sconfitta del Napoli, annientato a Firenze dalla tripletta di Simeone jr, l'attaccante di scorta - e che scorta - di Luciano.