Torino-Napoli, probabili formazioni: staffetta Raspadori-Simeone, Jack favorito dall'inizio

Mai insieme, Mazzarri non cede alle tentazioni

Giacomo Raspadori
Giacomo Raspadori
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Sabato 6 Gennaio 2024, 08:30 - Ultimo agg. 19:27
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Alla ricerca dell'equilibrio perfetto. Raspadori e Simeone insieme? No, tutti e due no. Perché per Walter Mazzarri, Raspa resta un numero 9, sia pure falso, e deve giocare là davanti, da prima punta. Come con Spalletti lo scorso anno e non certo come lo ha sballottato, a destra e a sinistra, Garcia pur di farlo giocare. Dunque, Jack più il Cholito resta solo una fantasia. L'hanno assaggiata per pochi minuti, da quando Walterone è qui. Per convenzione, quella che si pensa per domani tra i due, si chiama staffetta. Mazzarri non vuol concedere alla suggestione più spazio di quanto sia opportuno: gli preme l'equilibrio. Ha anche parlato con Simeone per capire fino a che punto quel malessere che trapelava per il fatto che non gioca mai (o quasi) lo potesse condizionare. E il tecnico è uscito dal colloquio convinto che il Cholito non vede l'ora di essere protagonista. Si torna al dubbio di compatibilità tra i due e per Mazzarri l'impressione è che sia quasi impossibile schierarli insieme dall'inizio. Con eventualmente l'arretramento del più giovane emiliano alle spalle della prima punta, ma solo se l'avversario lo permette: più in Champions che in campionato, a occhio.

Ieri, la sensazione è che Jack sia ancora un tantinello più avanti del Cholito nella gerarchia di Torino.

Dove già c'è un'emergenza tale da far girare la testa. In realtà, con Politano recuperato, Mazzarri non abdicherà al 4-3-3: punterà al vecchio e caro tridente e là nel mezzo potrebbe toccare a Raspa. Che non segna da due mesi, dal 4 novembre, la partita con la Salernitana. Stagione amara, questa: tre gol appena e se continua così, pure il ct dell'Italia dovrà fare i conti con le sue difficoltà. Simeone ha un cammino tutto in salita: gioca davvero poco, per inteso, solo 4 volte titolare (e per due volte sostituito al 45’) e la miseria di un gol nel 4-1 con l'Udinese al Maradona. Certo, solo quando le partite vanno di traverso, quei due là possono coabitare anche dentro uno sgabuzzino. Meno integralista di quanto si pensi, Mazzarri si è affidato a quel piccoletto cresciuto nel Sassuolo e pagato 30 milioni di euro. Autentico pupillo del presidente De Laurentiis. Che, però, ha anche un legame straordinario con l'alter ego, il Cholito Simeone: lo ha voluto a cena più volte ed è rimasto assai colpito dalle sue abitudini, dall'amore per lo zen. A gennaio non andrà via, poi la prossima è l'estate del grande cambiamento, della rivoluzione attesa e per certi versi già scritta. 

Troppo pochi i gol dei due bomber di riserva: in tutto 4, compreso quello europeo di Simeone nel Santiago Bernabeu, nella notte del 4-2 per il Real Madrid. Difficile vederli insieme, almeno dall'inizio: ma Mazzarri usa il dialogo con tutti, ma sa anche che domani è vera emergenza, ovunque. In mediana, dove arriva con gli uomini contati. E molti persino con la valigia. Sperava di avere già Samardzic, ma nessuno del club azzurro lo ha illuso: i rinforzi arriveranno. Intanto, con quello che ha deve vincere. Le assenze non sono certo alibi: non ci sono alternative ad Elmas e Anguissa, senza dimenticare che Gaetano e Demme sono inseriti nella lista di sbarco e Zielinski ha ormai scelto di lasciare Napoli. Mazzarri non si scompone, sceglierà probabilmente ancora il giovane Jack all'inizio, ma stavolta Simeone non verrà messo lì da parte come con il Monza, a prendere a calci la bottiglietta d'acqua, nell'attesa spasmodica di entrare in campo e spaccare tutto. Ovvio, Raspadori è quello che meno ricorda Osimhen mentre per caratteristiche Simeone è il vero vice del nigeriano: una questione di sostenibilità, ma anche di classe e qualità individuali. Oggi Raspa è un più titolare di Simeone ed è probabile che contro i granata ci possa essere una staffetta seguendo l'unica gerarchia della condizione psicofisica e del risultato. Rimane il fatto che spesso l'argentino, che è un ragazzo molto sensibile, si è fatto condizionare da fattori esterni: ovvero dalla mancanza di certezze che evidentemente avverte di avere in seno alla squadra, con Osimhen che lo oscura e Giacomino che lo ha scavalcato nelle gerarchie. Lo scorso anno da una situazione simile ne uscì con rabbioso orgoglio, risultato spesso decisivo per lo scudetto del Napoli. Ora c'è spazio solo per uno. Insieme con due esterni offensivi a sostenerli o anche a integrarli. 

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