Maradona e Pelé non ci hanno mai messo piede. Per essere un tempio, è qualcosa di particolare. Ecco, il grande stadio voluto da Hitler per consacrare lo sport alla politica, per mostrare al mondo la grandezza della nuova Germania nazista, non ha la storia e la tradizione di Wembley o del Santiago Bernabeu. Sotto il cielo di Berlino, in fondo, il pallone è quasi un intruso, d'altronde era dal 1999 che una squadra di qui, l'Hertha, non ospitava una gara di Champions. Ovvio, per noi non è un posto come un altro: il sigaro di Lippi, le mani del capitano Cannavaro che stringono la Coppa, la testata di Zidane a Materazzi hanno avuto questo prato come palcoscenico nella notte felice del calcio italiano. Sono passati 17 anni, ma sembra ancora che sia successo ieri. Rudi Garcia, da francese, ovviamente non avrà gli stessi nostri deliziosi ricordi legati a questo impianto. Traslocheranno quasi in settantamila dal quartiere di Kopenick fin qui all'Olympiastadion, che è la casa dell'Hertha: un grande esodo in nome della Champions. Nessuno dei 46mila soci dell'Union ha gridato al tradimento, lo stadio in loro onore ha i colori rossi e non quelli tradizionali azzurri dell'Hertha. Il loro campo non è neppure in grado di ospitare un match di Champions: già, sono talmente fedeli alla loro tradizione che si sono sempre rifiutati da fare uno stadio moderno e il loro sorge ancora tra un bosco e un fiume. E allora i tifosi dell'Eiser Union (unione di ferro) arriveranno in massa nel grande stadio di Berlino. Per certi versi, anche loro ospiti. Come i 3.400 tifosi del Napoli, partiti già ieri per la Germania e che per lo più arriveranno questa mattinata e che occuperanno il settore destinato ai fans italiani. Oltre le migliaia di tifosi che vivono in Germania. Almeno 8mila fans azzurri sono attesi stasera. La guardia è alta in città: la polizia presidia ogni posto simbolo della città, dalla Porta di Brandeburgo a tutti i monumenti celebrativi che ricordano lo sterminio degli ebrei, per timore di attentati. Non ci sono, in ogni caso, segnali di tensione tra le due tifoserie: l'Union era una delle due squadre di Berlino Est, l'altra era la Dinamo che era poco amata per via del fatto che veniva considerata la squadra della polizia segreta, la Stasi. Poi le vie delle rivalità ultras sono assai imprevedibili.
L'Italia nel 2006 e gli azzurri di Pozzo nell'Olimpiade del 1936. Sì, appunto, due lampi fortunati nel grigio più assoluto. Per il resto il grande calcio ha sempre navigato lontano da Berlino. La Juventus ha perso la finale con il Real Madrid nel 2016. L'Olympiastadion venne realizzato perché doveva celebrare il trionfo del Terzo Reich al cospetto del mondo. In questo stadio l'atleta è diventato icona: i quattro ori olimpici di Jesse Owens rovinarono un progetto realizzato in 4 anni: c'è una targa con il suo nome. E di tutti gli altri che conquistarono l'oro. E qui stasera il Napoli gioca in Champions, 17 anni dopo la finale della Coppa del mondo vinta dall'Italia. Leni Riefenstahl nel 1936 con il film Olympia celebrò il mito degli atleti: del vecchio stadio, grazie a quelle riprese avveniristiche realizzate su palloni aerostatici dalla Luftwaffe, sappiamo praticamente ogni cosa.