Avellino, omicidio Gioia: per gli assassini Elena e Giovanni chiesti 24 anni in Appello

«Il delitto fu pianificato in una settimana»

Avellino, omicidio Gioia: per gli assassini Elena e Giovanni chiesti 24 anni in Appello
Avellino, omicidio Gioia: per gli assassini Elena e Giovanni chiesti 24 anni in Appello
di Alessandra Montalbetti
Venerdì 5 Aprile 2024, 08:25
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Organizzarono l'omicidio di Aldo Gioia in sei giorni. Per i due imputati, Giovanni Limata e per la figlia della vittima, Elena Gioia, il procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Della Pietra ha chiesto la conferma della condanna inflitta ai due dal tribunale di Avellino. I due imputati accusati dell'omicidio di Aldo Gioia - il 53enne avellinese massacrato con 15 coltellate nel sonno, nell'abitazione familiare di Corso Vittorio Emanuele il 23 aprile 2021 - in primo grado sono stati condannati a 24 anni di reclusione. Il procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, ha poi rigettato la richiesta avanzata dal legale di Elena Gioia, per sottoporla ad una nuova perizia psichiatrica. Il processo per i due ex fidanzati, difesi dagli avvocati Rolando Iorio e Livia Rossi, proseguirà il prossimo 11 aprile quando discuteranno le parti civili e le difese.

Ad emettere la sentenza di primo grado il tribunale di Avellino, in composizione collegiale, presieduto dal giudice Giampiero Scarlato nel maggio 2023. Il 53enne fu sorpreso sul divano di casa, mentre dormiva e gli furono inferti i colpi mortali da Giovanni Limata, residente a Cervinara, dopo che sua figlia aveva lasciato aperto il portone a Giovanni con la scusa di andare a conferire l'immondizia.

I due salirono insieme, ma Elena rimase davanti alla porta, mentre Giovanni lo colpiva con un coltello. L'uomo cercò anche di difendersi con le gambe, allontanando Giovanni Limata che sorpreso dalla reazione dell'uomo, non potette portare a termine il piano omicidiario. L'omicidio di Aldo Gioia ad avviso dei giudici di primo grado fu organizzato dalla figlia della vittima, Elena e dal suo ex fidanzato, Giovanni Limata, in una settimana.

È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado inflitta ai due giovani. I giudici della Corte di Assise di Avellino hanno condannato i due accusati dell'omicidio del papà di lei, a 24 anni di reclusione accogliendo in pieno le richieste avanzate al termine della sua requisitoria dal pubblico ministero Vincenzo Russo. Particolari agghiaccianti sono emersi dalla disamina dei messaggi di whatsapp che Elena e Giovanni si inviavano quotidianamente. I giudici nelle motivazioni scrivono che «il 17 aprile del 2021 i due avevano già maturato il proposito criminoso che, nel suo momento iniziale, effettivamente contemplava l'eliminazione fisica dell'intero nucleo familiare di Elena Gioia». Quel giorno Elena aveva litigato con i genitori, era sotto stress e presa dalla rabbia scrive un messaggio a Giovanni: «volevo stare senza genitori» e lui rispose: «ci penso io». Nello scambio di messaggi i due, nei giorni che precedono il 23 aprile data del massacro del 53enne avellinese, impiegato presso la Fca di Pratola Serra, con 15 coltellate inferte sia agli arti inferiori che a quelli superiori, con tale violenza da procurargli la frattura delle ossa parlano dei dettagli del programmato omicidio e della fuga successiva con la preparazione della borsa, piuttosto che delle sorti del cane, si danno rassicurazione e conforto a vicenda, analizzano le ragioni che li hanno spinti verso quella decisione estrema.

Giovanni scrive «per quanto ti faccia sentire una merda perché stai decidendo con me la fine della loro vita io penso che tu abbia sempre sognato e pensato di farlo anche personalmente perché non ti meritavi ciò che ti è successo». Fino ad arrivare alla sera del 23 aprile 2021, quando Elena con un altro messaggio whatsapp dà via al massacro del padre, che non vedeva di buon occhio la relazione con Limata, con un «vai amò».

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