Montella, concerto di Eugenio Bennato nel Convento di San Francesco a Folloni

Sarà il cantautore a chiudere la 26esima edizione della manifestazione Francesco d’Incanto

Eugenio Bennato sul palco
Eugenio Bennato sul palco
di Massimo Roca
Mercoledì 4 Ottobre 2023, 00:00
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Il vento popolare di Eugenio Bennato soffierà stasera anche a Montella. Sarà lui a chiudere la 26esima edizione di Francesco d’Incanto presso il Convento di San Francesco a Folloni. È il concerto numero 64 dall’inizio dell’anno: «Siamo stati anche in Marocco ed in India. Si è creata subito un’alchimia particolare con quei luoghi. Dall’India ho portato in dote una collaborazione che confluirà in Vento popolare il mio nuovo album in uscita il mese prossimo. Il tour è proseguito in Italia, da nord a sud, con delle tappe veramente entusiasmanti. Su tutte ricordo quella di Milano e di Venaus in Val di Susa. Un pubblico sempre attento e tanti giovani, soprattutto al nord, che conoscono anche i brani più recenti. Una sorpresa. Testimonia che quello che è stato fatto in questi ultimi anni, con il Taranta power, ha fatto germogliare qualcosa».

Il merito di Bennato è stato quello di aver aperto le porte della World music all’Italia proprio attraverso la Taranta. «Da elemento folkloristico a beneficio del turismo, la Taranta è venuta fuori con tutta la sua energia trasgressiva e con la sua dignità di musica. Alla fine dello scorso anno siamo stati in California. A San Francisco è stata un’autentica sorpresa vedere tante ragazze farsi travolgere da questo ritmo». C’è però anche il rischio di sovraesposizione: «Gli intellettuali da salotto storcono il naso davanti al dilagare di questo fenomeno. Io bado più alla sostanza. Ci sono sicuramente delle possibili controindicazioni come il proliferare di operazioni dal facile consenso. Meglio questo che il pericolo dell’oblio». Oggi in piazza trovi il rapper di grido, il neomelodico o la tarantella. Il pop cantautorale italiano è merce rara: «Gli esponenti del cantautorato stanno pagando dazio rispetto alle mode del momento che credo siano comunque fenomeni giovanili effimeri. Stiamo parlando di un mondo governato dai social, suscettibile di variazioni da un giorno all’altro. Il cantautorato di livello avrebbe però l’obbligo di sviluppare temi che riguardino il presente. E quando questo accade, la risposta del pubblico c’è».

Siamo di fronte ad una svolta epocale con un cambio di equilibri su scala planetaria. Il tutto con la grande incognita dei cambiamenti climatici.

La generazione di Bennato era assetata di futuro. Oggi quel futuro mette paura: «Sicuramente ci sono delle scommesse pericolosissime. A cominciare dalla gestione di fenomeni come la migrazione che pone delle grandi questioni politiche ed organizzative. Ho avuto la fortuna di coglierne il lato positivo. Ho accolto in casa degli artisti provenienti da altre latitudini e questo ha finito per influenzare la mia musica. Che il Mediterraneo sia è stata la prima occasione in cui le voci di questa splendida lingua araba hanno potuto risuonare dalle nostre parti. Ritengo che la globalizzazione non possa essere sinonimo di normalizzazione. E’ necessaria la rivendicazione dell’identità di ciascun villaggio». A Montella per San Francesco: «Non sono un credente praticante, ma penso sia fuori luogo l’agnosticismo totale». Sono usciti un po’ di singoli come (W chi non conta niente, Welcome to Napoli mentre altri due sono già comparsi nei live (Notte del giorno dopo, Ogni uomo avrà). L’annunciato nuovo album, Vento popolare, è finalmente in uscita: «Esco ora dalla sala di registrazione. Il disco è pronto, ma ho deciso di aggiungere una nuova versione del primo brano che ho scritto nella mia carriera: Canto allo scugnizzo».

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