Mercogliano, suicidio con il fucile: ignorati tutti gli allarmi per un operaio 54enne

Quattro anni fa era scomparso di casa

Mercogliano, suicidio con il fucile
Mercogliano, suicidio con il fucile
di Katiuscia Guarino
Sabato 6 Aprile 2024, 08:14
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Ha preso il fucile da caccia, lo ha rivolto verso di sé e ha premuto il grilletto. Ha deciso di farla finita così, Angelo Miele, 54 anni, uccidendosi nella sua abitazione di Torelli di Mercogliano. Ha usato quell'arma che quattro anni fa gli era stata ritirata dopo che - nel maggio del 2020 - si era misteriosamente allontanato da casa e fu poi ritrovato, il giorno successivo, sulle montagne di Monteforte anche con l'impiego di un elicottero dei vigili del fuoco. Un segnale d'allarme che fu subito intercettato dalle forze dell'ordine che gli sospesero la licenza per il porto d'armi. Una licenza che poi gli è stata restituita dopo che l'uomo aveva presentato due certificazioni rilasciate da enti pubblici che ne attestavano la salubrità mentale.

Un dramma alle porte della città che ripropone il tema della detenzione di pistole e fucili. Le norme sono stringenti, pure i controlli da parte delle forze dell'ordine. Ma ci sono anche scappatoie che permettono di superare determinati ostacoli. Istituzioni e forze dell'ordine fanno quello che possono. Anzi, le verifiche sono quotidiane. Ma quando vengono rispettate le imposizioni normative, non è possibile revocare il porto d'armi e sequestrare pistole o fucili. Non sempre l'incrocio di informazioni tra forze dell'ordine, istituzioni preposte (servizi sociali in primis), consente di arrivare al risultato o, almeno, di farlo in tempo. Angelo Miele - come detto - già quattro anni fa si era reso protagonista di una vicenda che balzò agli onori della cronaca.

L'allora 50enne fece perdere le sue tracce, senza dire nulla a familiari e amici.

Dopo diverse ore venne rintracciato sul Monte Faliesi, la sua decisione di riaccendere il telefono cellulare consentì il ritrovamento. La macchina dei soccorsi era già all'opera da tempo. Poi la lieta notizia e il ritorno a casa. Angelo Miele, saldatore con un'officina in via Carducci, non diede troppe spiegazioni. Quella vicenda, però, gli costò il ritiro del porto d'armi da parte delle forze dell'ordine e della Prefettura. Gli venne requisito il fucile da caccia, che da anni custodiva gelosamente. Era la sua passione. Così decise di ribellarsi contro la decisione. Presentò ricorso per cercare di riottenere il tutto. Una battaglia a colpi di carta bollata. Alla fine ottenne il risultato della restituzione. Ieri mattina, proprio con quel fucile si è tolto la vita. Un dramma che ha sconvolto l'intera comunità di Mercogliano. Un suicidio che allunga la già nutrita lista di vittime del male di vivere in provincia di Avellino.

Ma questa volta si pone la questione della detenzione delle armi da parte di chi mostra segni di un equilibrio personale che fa nascere più di un dubbio. Più in generale, al netto del caso specifico, chi ha bisogno di un supporto psicologico o vive in una condizione di disagio anche momentaneo non dovrebbe avere armi. Un'arma a portata di mano in un contesto nel quale si registrano situazioni di difficoltà da parte di qualche componente del nucleo familiare rappresenta comunque un rischio da tenere presente. Ne è un esempio l'omicidio-suicidio di Costantino e Alessandra Mazza, avvenuto il 14 febbraio scorso.

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Costantino Mazza deteneva legalmente pistola e fucili da caccia nonostante nella sua abitazione vivesse sua figlia destinataria di due trattamenti sanitari obbligatori. Nemmeno in quel caso - come norma generale - nonostante alla fine sia risultata Alessandra vittima del papà, si ritenne di svuotare quella casa di armi da fuoco. Resta da capire se esistano dei vulnus procedurali o mancate comunicazioni tra enti diversi come dimostra il caso dei Mazza. Perché a nessuno venne in mente di ritirare le armi da quella casa? Un aspetto del quale parlò anche il fratello di Alessandra dopo i funerali lamentando l'assenza delle istituzioni in un contesto familiare così fragile. A Mercogliano, ora, un'altra tragedia. Forse evitabile con leggi diverse.

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