Mercogliano: muore il fratello e una famiglia romena le occupa la casa

La denuncia della donna che da mesi non riesce ad entrare nell'appartamento

Mercogliano, muore il fratello, una famiglia rumena le occupa la casa
Mercogliano, muore il fratello, una famiglia rumena le occupa la casa
di Riccardo Cannavale
Venerdì 8 Dicembre 2023, 10:43 - Ultimo agg. 15:58
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Una vicenda kafkiana, surreale, che cela una bomba sociale ad orologeria pronta ad esplodere.
Da mesi, i legittimi proprietari non riescono più ad entrare nella loro casa in quanto l'immobile è stato occupato da una famiglia rumena. Che approfittando del fatto che, dopo la morte dell'ultimo inquilino avvenuto la scorsa primavera, l'immobile sia rimasto per un periodo vuoto, si è impossessata dei locali, provvedendo anche a cambiare serrature e bloccare tutti gli ingressi con dei lucchetti.

Accade in via San Francesco a Mercogliano, nel cuore del borgo antico di Capocastello.
Inutile ogni tentativo da parte di una delle comproprietarie della casa di riprendere possesso: ogni tentativo, anche con il supporto dei carabinieri, è risultato fin qui vano. Antonietta Cerchione, però, non demorde.
E, così, si è rivolta al sindaco di Mercogliano, Vittorio D'Alessio, oltre che alla locale stazione dei carabinieri, per cercare di veder tutelato quello che è un diritto suo e della sua famiglia.

«In realtà sottolinea il sindaco da tempo i residenti della zona mi avevano segnalato strani movimenti, soprattutto nelle ore serali, che si registravano in quell'immobile che si trova nelle vicinanze di una nota struttura di ristorazione».
Nonostante la presenza dei carabinieri, i continui controlli, le verifiche effettuate anche sulle utenze, da mesi gli occupanti continuano a vivere nella casa della famiglia Cerchione. «Una casa continua il sindaco che da generazioni appartiene a quelle persone il cui utilizzo oggi gli viene privato dall'arroganza di un gruppo di cittadini stranieri.

Non sappiamo quante persone si siano introdotte all'interno, ma sono diverse unità e tra queste risulterebbe anche una donna incinta».

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Il paradosso è che nonostante il quadro sia abbastanza chiaro, i tempi per provare a liberare l'immobile e restituirlo ai legittimi proprietari sono tutt'altro che rapidi. Il sindaco D'Alessio, in accordo con il legale che cura gli interessi della famiglia Cerchione, ha attivato tutte le procedure previste dalla legge.
«Ho anche chiesto ai manutentori del Comune di verificare l'eventuale presenza di allacci abusivi alle utenze - ricorda D'Alessio -, ma non sono state rinvenute manomissioni».

E qui scatterebbe un vero e proprio giallo: come è possibile che le utenze risultino regolarmente attivate se non esiste un contratto di locazione? Perché, a differenza di quanto sostengono gli occupanti, la proprietaria ha sempre negato l'esistenza di un contratto tra le parti. «La signora non ha mai firmato alcun contratto, siamo di fronte a un caso di arroganza, ad una presa di posizione di chi in maniera del tutto abusiva si è impossessato di un bene altrui».

Nei vicoli di Capocastello ormai da tempo serpeggia il malumore. Per quella presenza che genererebbe caos e preoccupazione. Il rischio di vedere alzarsi la tensione è forte. Non lo esclude lo stesso primo cittadino. «Siamo all'interno di un borgo medioevale in cui il senso di comunità e di difesa del territorio è molto radicato. Ricordo che già nel 2019 ci furono episodi disdicevoli quando alcuni ragazzi extracomunitari crearono problemi all'interno del quartiere. È chiaro che nessuna forma di violenza possa essere tollerata e tanto meno giustificata, ma qua siamo di fronte ad un caso in cui dei cittadini si vedono negati dallo Stato la tutela di propri diritti». Lo scorso 18 novembre, i vigili del fuoco intervennero proprio in via san Francesco per domare un incendio che aveva interessato una vettura parcheggiata nei paraggi dell'immobile conteso. Un'auto che pare fosse in uso proprio alla famiglia rumena. Sul caso interviene anche il parroco di Capcoastello, don Vitaliano Della Sala, «Se la legge non interviene è chiaro che si corre il rischio di istigare i cittadini a farsi giustizia da soli. La violenza è sempre da condannare ma mi sento di capire chi dopo essersi rivolto alle istituzioni, ai carabinieri, ai vigili urbani senta un moto interiore di autodifesa. Ma se passano queste regole - conclude don Vitaliano andiamo incontro al caos totale».
 

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