I sessant'anni di De Napoli: «Andai in Messico con i colori dell’Avellino»

Festa a Chiusano San Domenico per il compleanno dell'ex calciatore biancoverde e del Napoli di Maradona

Nando De Napoli
Nando De Napoli
di Marco Ingino
Sabato 16 Marzo 2024, 00:05 - Ultimo agg. 09:52
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Tanto affetto, tante emozioni, tanti ricordi. Nel soffiare sulla torta con impresso il numero sessanta, gli anni compiuti ieri, negli occhi lucidi di Fernando De Napoli è passato il film di una vita vissuta, almeno finora, intensamente:

«Nella prima parte ho fatto quello che amavo di più- ha detto -. Adesso me la godo lo stesso facendo un po' il nonno e un po' il figlio. Oltre a mia figlia Carlotta e alle mie sorelle Filomena e Teresa, ammetto di vivere ormai in funzione di mia madre Assunta, che ha 95 anni e mi godo ogni mattina che mi alzo, e mia nipote Matilde, che tra qualche giorno tornerà qui a Chiusano. Dopo una carriera da girovago e 35 anni a Reggio Emilia conclusi con il divorzio dalla mia ex moglie, mi sono regalato il ritorno a casa da mamma e dai miei amici che mi coccolano e fanno stare allegro. Qui ci sono le mie radici, gli affetti più cari e anche i ricordi che, proprio in occasione dei compleanni, finiscono per venire alla mente insieme a foto e episodi».

 

Tanti gli arcani svelati pure ieri sera dall'ex mediano di Avellino, Napoli, Milan e della nazionale. Singolare quello legato al compianto Peppino Pisano, responsabile della redazione di Avellino del Mattino scomparso nel 1998 all'età di 59 anni. «Era un vero gentiluomo, una persona squisita che svolgeva il suo mestiere con una grande sensibilità. Non a caso - ha svelato- mi aiutò tantissimo soprattutto quando andai in Messico con la Nazionale di Bearzot. Nella gara di esordio, nella didascalia sotto il mio nome, la Rai scrisse che ero di proprietà del Napoli. Ebbene, solo grazie a lui che mi scovò in Messico con l'aiuto della moglie di mio zio, nonché sua cugina, riuscii a spiegare al mondo intero che ero ancora un calciatore dell'Avellino, Cosa che ribadirò fino alla morte. Io in nazionale sono andato da biancoverde e da irpino».

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Per non fargli vestire la maglia del Napoli, invece, fu vana persino la telefonata di Gianni Agnelli: «L'avvocato mi chiamò a casa che era quasi l'alba- ha rievocato De Napoli - presentandosi in maniera gentile. Tra veglia e sonno, per alcuni minuti, pensai ad uno scherzo degli amici ribattendo sempre con frasi senza senso di cui oggi mi vergogno un po'. Quando davvero mi resi conto che era lui gli chiesi scusa e comprese pure che per restare a Chiusano e dai miei amici scelsi il Napoli di Maradona».

A rievocargli l'epoca del pibe de oro, ieri sera, è stato Gigi Pavarese che gli ha inviato un video di auguri: «Con Diego- ha sottolineato De Napoli- c'era un affetto sincero che spesso ci portava a stare insieme fuori dal campo. Si fidava talmente di me che mi prestò la sua Ferrari F40 con cui venni a Chiusano e feci guidare, in maniera incosciente, a tutti gli amici». Toccanti sono poi stati i messaggi di Carmine Amato, Salvatore Di Somma e Franco Colomba: «Carmine - ha concluso De Napoli - è stato il mio capitano nel settore giovanile mentre Salvatore la mia guida in prima squadra. I loro messaggi sono stati toccanti così come quello del numero 10 Colomba che era il mio rifugio quando dovevo liberarmi del pallone. Franco mi ha fatto commuovere perché davvero oggi mi sento ancora il Nando semplice dell'esordio a Roma ».