Irpinia: peronospora e pioggia, viticoltura in ginocchio

Ingenti i danni causati dal maltempo

Vigneti allagati in Irpinia
Vigneti allagati in Irpinia
di Annibale Discepolo
Mercoledì 21 Giugno 2023, 10:02
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Piogge forti e continue. Vitivinicoltura in ginocchio. La peronospora (Plasmopara viticola) sta causando gravi danni nei vigneti. Le continue piogge che si sono verificate nei mesi di maggio e giugno, a volte accompagnate da violente grandinate, e il conseguente andamento meteorologico fortemente caldo-umido hanno favorito lo sviluppo incontrollabile della fitopatia. La Cia agricoltori lancia un vero e proprio allarme. I vertici hanno inviato una lettera all'assessore all'agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo, e alla direttrice generale delle Politiche agricole regionali, Mariella Passari, per porre in evidenza «i danni ingentissimi che si stanno verificando nei vigneti». Colpa delle forti e purtroppo intense piogge abbattutesi negli ultimi mesi che hanno flagellato le campagne e danneggiato tra le colture della Campania e soprattutto dell'Irpinia, quella del vino. È già emergenza e la Cia punta l'indice sul nemico numero uno, la peronospora che fa scattare la sirena e di riflesso, richiedere all'inquilino numero uno dell'assessorato all'Agricoltura, della Regione Campania Nicola Caputo, di attivare lo stato di calamità per il comparto. «In realtà va detto che, purtroppo, quest'anno si è creata una tempesta perfetta - commenta il presidente di Cia Avellino Stefano Di Marzo -. Condizioni meteo ideali per il diffondersi di questa dannosissima malattia funginea: umidità, temperature alte e l'impossibilità di entrare in vigna con i mezzi agricoli, soprattutto per la natura dei terreni argillosi, sono stati i complici perfetti per far si che si scatenasse la virulenza e tali condizioni hanno impedito di entrare come si fa normalmente in vigna per eseguire i trattamenti antiparassitari». Il futuro? «Al momento, onestamente, anche se la situazione è di quelle difficili, è ancora presto per quantizzare il danno; d'altronde siamo in fase di prefioritura, ma non mi sbilancio nel dire che alcune aree dell'aglianico, quali Castelfranci, Paternopoli, Montemarano sull'aglianico sono disastrate per la virulenza del fenomeno e che quindi, come all'indomani del terribile sisma del novembre 1980 titolava Il Mattino, bisogna far presto».

E sul versante bianchi? «Debbo ritenermi nel disastro generale, un po' fortunato osserva Di Marzo che è produttore a Tufo, proprio nel cuore del Greco -; anche se questo vitigno è il più sensibile rispetto al Fiano di Avellino che vede l'oidio nel nemico numero uno, Tufo comprende piccoli comuni incastonati in una collina, con il fiume che passa in mezzo che genera inevitabilmente umidità e la somma di queste condizioni va ad incidere su una varietà di per se già difficile». E se per il Fiano i danni sono elevati, gli stessi aumentano per il Greco che addirittura registra alcune vigne distrutte. Il punto è che purtroppo esiste una pressione funginea che può essere ridotta, tamponata da un guaritore unico: il caldo. «Senza voler essere catastrofici - conclude Stefano Di Marzo - il dato certo è che l'intera viticoltura italiana è compromessa e, quella irpina non è certo indenne dalla catastrofe generale, aspettiamo comunque le prossime settimane, auspicando che l'anticiclone si stabilizzi con temperature alte e grazie anche al sole e vediamo come reagisce la pianta». Intanto è partita la segnalazione circa il quadro disastroso della viticoltura, all'assessore Caputo ed alla direttrice generale delle Politiche agricole regionali, Mariella Passari, per porre in evidenza «i danni ingentissimi che si stanno verificando nei vigneti provocati dai funghi patogeni», chiedendo pertanto agli organi regionali competenti, «di attivare tutte le misure possibili anche con lo stato di calamità del comparto vitivinicolo». «Perché - aggiunge l'omologo di Stefano Di Marzo, ovvero Carmine Fusco - anche dove sono stati possibili i trattamenti, questi si stanno rivelando incapaci di arginare la malattia fungina ormai dilagante, che ha compromesso in maniera definitiva consistenza e stato di salute dei grappoli». 

 

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