Cinghiali, è emergenza nel Sannio: 400 mila euro di danni

«Dal primo gennaio ad oggi, sono pervenute 94 denunce di danni subiti»

È emergenza cinghiali
È emergenza cinghiali
di Antonio Mastella
Mercoledì 2 Agosto 2023, 11:00
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Un flagello. È la dimensione che hanno acquisito le incursioni dei cinghiali nei campi coltivati; non c'è angolo del Sannio che non sia messo a ferro e fuoco. Qualche nuda cifra per rendersene conto. «Dal primo gennaio ad oggi, sono pervenute 94 denunce di danni subiti per un valore complessivo dichiarato di circa 400mila euro. E siamo solo a poco più di metà dell'anno» annota Giuseppe Porcaro, agronomo, funzionario in forza a Benevento, nell'ufficio regionale dell'assessorato all'Agricoltura; è coordinatore delle iniziative pianificate dalla Regione con cui fronteggiare i guai prodotti dall'ungulato, le loro conseguenze dal punto di vista economico. Quanto siano diventate sempre più rovinose negli ultimi cinque anni le loro scorribande, ne è testimonianza la cifra impegnata nel 2018 dalla Regione per i rimborsi, confrontandola con quella che va formandosi oggi. «Nel 2018 puntualizza furono riconosciuti danneggiamenti per poco meno di 100mila euro».

Una crescita esponenziale, in un solo lustro, del 400 per cento di indennizzi dovuta alla ciclopica capacità dell'ungulato di riprodursi.

Secondo una stima, peraltro prudentissima, si ritiene che ne siano in circolazione non meno di 11mila nel solo territorio sannita. Dati statistici alla mano, è impressionante anche il trend degli abbattimenti in otto anni. Nel 2015 furono eliminati 483 capi, circa 2000 nel 2022. 

«Occorre poi sottolineare - aggiunge Nicola De Leonardis, leader regionale di FedAgriPesca di Confcooperative Campania - che sono in tanti gli agricoltori che si ritrovano con le loro coltivazioni letteralmente cancellate ma che non denunciano per la modestia, dal punto di vista economico, del colpo subito. Sommati l'uno sull'altro, tuttavia, si arriva ad altre decine e decine di migliaia di euro da mettere in conto».

È arrivata a tal punto la loro capacità distruttiva che «stanno mettendo a rischio - segnala ancora De Leonardis - una coltivazione come il granturco del Fortore. Quest'anno, in particolare, le massaie di San Giorgio La Molara avranno enormi difficoltà a preparare una pietanza storica di quelle parti come la polenta se vorranno utilizzare, come da generazioni, appunto il mais, che nasce da seme autoctono noto come quarantino».

In trincea, ad arginare le orde, c'è l'Ambito territoriale di caccia (Atc, in sigla) presieduto da Carmine Fusco. «Siamo mobilitati sottolinea perché, in un ragionevole lasso di tempo, si possa ridurre il problema ad un livello fisiologico». L'Atc, alla luce della normativa vigente, che si compendia nel calendario venatorio appena emanato dall'assessorato regionale all'Agricoltura, è un organismo deputato a sovrintendere l'attività delle «doppiette» provinciali.

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Per il contrasto all'ungulato, si ricorre, in primo luogo, alla braccata. È efficace ma consentita, però, per 33 giorni distribuiti tra ottobre a gennaio. Sono stati concepiti dalla Regione altri due tipi di battute: quella di selezione e la girata, permesse lungo tutto l'anno, per ottenere una maggiore incisività nelle battute. «Stiamo lavorando molto sulla girata avverte Fusco con la predisposizione del regolamento, che contiamo di formalizzare entro settembre». È un sistema che prevede squadre composte da non meno di sei e non più di otto cacciatori, dotate di un cane «limiere» particolarmente addestrato nello scovare e puntare la preda. Sono stati formati sinora 60 volontari: sono previsti altri appuntamenti del genere. «Quando saremo pronti annuncia daremo vita ad un convegno con sindaci, amministratori e cacciatori, per aggiornarli sulle regole, alcune delle quali nuove, che disciplinano questa forma di attività venatoria. Riteniamo che, una volta a regime, sarà possibile abbattere non meno di 6mila unità in 12 mesi». 

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