Coronavirus a Benevento, la rivolta
dei ristoratori: duecento no al piano

Coronavirus a Benevento, la rivolta dei ristoratori: duecento no al piano
di Paolo Bocchino
Sabato 9 Maggio 2020, 08:56 - Ultimo agg. 13:54
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«Il protocollo Esposito è non è sostenibile. A queste condizioni non riapriamo». I dissapori della vigilia trovano conferma. Esplode la rivolta dei ristoratori sanniti che si schierano a larga maggioranza contro il documento elaborato dalla task force del noto chef di Vico Equense. Tentativo coordinato dall'Unità di crisi della Regione per individuare un disciplinare condiviso finalizzato alla riapertura delle attività in anticipo sull'1 giugno indicato dal Governo. Ma le condizioni per una partenza sprint sembrano non esserci e il Sannio è epicentro della protesta: «Prendiamo con forza le distanze dalla proposta di protocollo presentata dal gruppo Brother in Food rappresentato dallo chef Gennaro Esposito al governatore De Luca» rilevano in una nota i 200 titolari di ristoranti, pizzerie, pub e bar della provincia associati nella sigla «Emergenza Ristorazione». Gli stessi che nei giorni scorsi sono stati protagonisti della simbolica riconsegna delle chiavi al sindaco del capoluogo. «Questa proposta - spiegano gli esercenti sanniti - non rappresenta il giusto equilibrio tra le esigenze di contenimento della pandemia e le esigenze di sostenibilità economico-gestionale delle attività». Una spaccatura netta con linea di faglia posta tra la ristorazione d'elite, pochi casi in regione, e il mare magnum delle tavole campane perlopiù contrarie al protocollo. «Chiediamo - concludono i ristoratori sanniti - che si instauri con la massima urgenza un tavolo tecnico in Regione per discutere le nostre proposte».

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Un'anteprima delle istanze degli operatori beneventani nelle parole di Antonio Callea, autentica istituzione delle tavole cittadine insieme alla madre Nunzia Nazzaro: «Così com'è scritto il protocollo è insostenibile per la quasi totalità dei ristoranti - lamenta l'erede del ristorante Nunzia a un passo da Palazzo Mosti - È semplicemente assurdo pretendere che i commensali debbano esibire in sede di prenotazione l'autocertificazione con lo stato di famiglia che attesti l'appartenenza a un unico nucleo. In tal modo sono tagliati fuori a priori le coppie di fidanzati, gli amici, i cognati e persino genitori e figli qualora non componenti lo stesso nucleo. A ciò si aggiunge la limitazione dei coperti data dal criterio dei due metri di distanza tra tavoli che rende insostenibile la gestione del 90 per cento dei ristoranti. Personalmente - conclude il titolare di Cocotte - a queste condizioni non riaprirò. E come me la maggior parte dei colleghi, stellati a parte».

Unico barlume all'orizzonte è l'estensione degli spazi occupabili all'esterno dei locali che nella bella stagione potrebbe moltiplicare i coperti nel rispetto delle distanze. Obiettivo al quale sta lavorando l'amministrazione di Clemente Mastella che martedì incontrerà insieme all'assessore Oberdan Picucci il soprintendente Mario Pagano. E una incoraggiante apertura arriva dall'ente ministeriale: «Valuteremo la praticabilità di misure straordinarie - fanno sapere dalla Soprintendenza - Va comunque considerato che non si possono fornire indicazioni uniche per aree diverse della città, soprattutto nel caso di Benevento che presenta un tasso di monumentalità tra i più estesi».
 


Fase due che vede tra i protagonisti nel Sannio la Camera di Commercio. Sono pervenute le prime 15 domande di contributo da parte delle imprese a copertura degli interessi su prestiti bancari. Ma l'ente di piazza IV Novembre prova anche a gettare un seme per programmare lo sviluppo futuro della provincia. In un documento licenziato dalla giunta camerale e dalle associazioni di categoria rappresentate in Consiglio si propone di «attivare presso la Camera di Commercio un tavolo permanente composto dalle rappresentanze del sistema imprenditoriale e del lavoro, e da presidente della Provincia, sindaco del capoluogo, anche in rappresentanza degli altri comuni della provincia, presidente della Camera, consigliere regionale e deputazione sannita, al fine di monitorare costantemente le scelte che saranno messe in campo da tutte le istituzioni a livello europeo, nazionale e regionale».
Idea che scaturisce da un dettagliato excursus sulle ataviche lacune del territorio, su tutte la carenza infrastrutturale: «Bisogna accelerare su Telesina, Fortorina, Alta capacità Napoli-Bari, utilizzo delle Acque della Diga di Campolattaro, Ferrovia Valle Caudina, collegamento stradale per interporto di Nola». Criticità acuite dalla pandemia: «Più del 10 per cento delle imprese in provincia è destinato a fallire», preconizza il testo. L'ente guidato da Antonio Campese quindi propone: «Il Tavolo dovrà essere promotore di riflessioni e possibili sollecitazioni che potranno contribuire alla definizione di proposte concrete».

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