Sentenza choc a Montesarchio: uccise il figlio disabile, assolto perché depresso

Sentenza choc a Montesarchio: uccise il figlio disabile, assolto perché depresso
Venerdì 20 Ottobre 2017, 06:46 - Ultimo agg. 06:50
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Luigi Piacquadio, l’uomo di 73 anni che a Montesarchio uccise il figlio Domenico di 38 anni, non era in grado d’intendere e di volere nel momento in cui ha commesso il delitto. Ieri con il rito abbreviato il procedimento è stato affrontato dal Gup Loredana Camerlengo, ed è scattata l’assoluzione. L’imputato era affetto, secondo il medico che lo ha esaminato, da una profonda depressione e il giorno del delitto non era in grado di intendere e volere. A queste conclusioni è giunta la perizia del professor Piero Ricci, che nello scorso mese di aprile, aveva avuto l’incarico dal Gup Loredana Camerlengo. Nell’udienza di ieri il Gup dopo aver preso visione della consulenza di Ricci, che era sta depositata nei giorni scorsi, ha voluto interrogare il perito sulle conclusioni a cui è pervenuto. Il pubblico ministero Maria Gabriella Di Lauro non condividendo del tutto le conclusioni della perizia, aveva chiesto una condanna a quattordici anni. Poi c’è stato l’intervento del difensore dell’imputato l’avvocato Claudio Barbato, che ha chiesto appunto l’assoluzione dell’uomo. 

Luigi Piacquadio da alcuni mesi era agli arresti domiciliari in una casa famiglia in Umbria; da ieri è del tutto libero. Questo delitto era avvenuto nel mese di settembre dello scorso anno. L’uomo, un ex segretario comunale, dopo il delitto aveva tentato di togliersi la vita prima accoltellandosi con la stessa lama con cui aveva ucciso il figlio, e poi provando a lanciarsi dal quinto piano della palazzina di via Lavinia a Montesarchio. Il tempestivo intervento dei carabinieri e di alcuni vicini evitarono che la tragedia assumesse maggiori dimensioni. Il magistrato dopo l’ arresto in carcere, aveva concesso all’imputato, da alcuni mesi, gli arresti domiciliari.
Il pensionato 73enne, in un momento di follia, dopo averlo sedato, accoltellò Domenico, suo unico figlio, disabile fin dalla nascita. Ai magistrati e ai carabinieri confessò di averlo fatto «per un forte gesto d’amore». Da qualche tempo l’uomo non riusciva a pensare alla vita di suo figlio una volta rimasto solo in qualche istituto.
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