«Nel Sannio operano due tipi di camorra: quella del capoluogo, che bada essenzialmente al mercato delle sostanze stupefacenti, cooperando o alleandosi con gruppi criminali del napoletano, e quella che opera in provincia, dove ci sono gruppi che hanno un radicamento sul territorio ma anche capacità di movimento con alleanze e investimenti anche al di fuori del territorio sannita». Così il procuratore Aldo Policastro, durante l'incontro organizzato da Libera nell'ambito dell'iniziativa «Facciamo un Pacco alla camorra», progetto culturale mirato a sensibilizzare i cittadini sul tema del riutilizzo dei beni confiscati. Non a caso, nel «pacco» sono presenti i prodotti della terra di don Peppe Diana. L'iniziativa si è svolta martedì nel salone parrocchiale della Santissima Addolorata, al rione Libertà. A introdurre il dibattito don Gaetano Ilenge Kilumba Papa, parroco dell'Addolorata, che ha rilevato l'importanza di non concedere al male l'ultima parola. Ha quindi esortato i giovani a essere «sentinelle del mattino, vigilando nella notte», sottolineando la necessità di agire con la massima efficienza.
Presenti anche il prefetto Carlo Torlontano, il questore Giorgio Nunzio Trabunella, il comandante provinciale dei carabinieri Enrico Calandro. Lo stesso Policastro, in relazione ai beni confiscati in provincia, ha auspicato un maggiore intervento in funzione del riutilizzo: «C'è ancora un pezzo di strada da fare - ha detto -.
Un caso che, fin da subito, Martino ha invitato a non derubricare come semplice fatto di cronaca: «Ci sono campanelli d'allarme che non vanno sottovalutati». Sul riutilizzo dei beni sottratti alla malavita, lo stesso Martino ha nuovamente denunciato l'indolenza che, di fatto, ne ostacola il riutilizzo: «Non c'è un grande entusiasmo politico, ma noto una passione civica forte, con ragazzi interessati anche se non c'è una collettività in grado di coinvolgere il mondo politico». Ricordando l'operazione dei carabinieri in valle Caudina, che ha condotto a 23 misure nei confronti di membri del clan Pagnozzi, ha poi aggiunto: «Non è accettabile che in valle Caudina non ci sia una sede della Finanza o di un commissariato di Polizia. Non dobbiamo aspettare un omicidio per accorgerci che in valle Caudina c'è la camorra».