Benevento: trasloco «bue apis», ora avanza l'ipotesi. «Luogo non idoneo»

L'allarme della Sovrintendenza sul possibile deterioramento

Il bue apis a Benevento
Il bue apis a Benevento
di Paolo Bocchino
Lunedì 27 Novembre 2023, 09:29
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Spostare il Bue Apis? Un'ipotesi che ciclicamente ritorna e che ora si riaffaccia, sorretta perlopiù da un solido argomento: l'attuale collocazione non è la migliore possibile per una delle principali testimonianze del culto egizio nel capoluogo sannita. Posto all'imbocco di viale San Lorenzo, sul marciapiedi, in corrispondenza di un crocevia tra i più trafficati della città, il pregevole manufatto in granito rosa assiste inerme da quasi quattro secoli al transito dei passanti, si becca intemperie e sbalzi di temperatura, è esposto persino al rischio di restare coinvolto in un sinistro, fin qui mai verificatosi ma affatto inverosimile data la prossimità alla carreggiata. Pioggia e vento hanno visibilmente lisciato i tratti del bovino, sprezzantemente apostrofato «a vufera» nel dialetto locale per stigmatizzarne sarcasticamente le fattezze corpulenti di genere femminile che si deducono dall'assenza di genitali in rilievo. Un inconsapevole body shaming ante litteram, ma soprattutto il riverbero nella cultura popolare del dibattito tra storici che a 400 anni dal ritrovamento, avvenuto in località Casale Maccabei, alle porte della città, non sono ancora riusciti a stabilire con certezza l'identità dell'animale anticamente venerato.

La statua, probabilmente proveniente dal mitico Tempio di Iside eretto in città nel primo secolo dopo Cristo dall'imperatore Domiziano, ha conservato nel tempo l'accezione al maschile, ma senza che sia prevalsa l'associazione con il divino Toro Apis, rappresentato dalla iconografia con attributi maschili, le corna e un disco solare sul capo, dettagli totalmente inesistenti nella versione giunta a noi.

Ma a prescindere dalla disputa tra esperti, resta un tema di fondo: è giusto lasciare in simili condizioni un bene culturale comunque di notevole rilevanza? Un interrogativo che torna periodicamente, a fronte delle condizioni di palese inadeguatezza della ubicazione attuale. Che fu sì decisa nel 1629 dai Consoli cittadini dell'epoca per ornare l'area nei pressi della perduta Porta San Lorenzo, ma che oggi appare un pesce fuor d'acqua, ma sotto gli acquazzoni. La questione è stata oggetto qualche giorno fa di un confronto tra il Comune e la Soprintendenza. Un pour parler che non prelude a provvedimenti imminenti, ma che dimostra la perdurante attualità del tema.

Lo conferma il Soprintendente Gennaro Leva: «L'ubicazione odierna è senza dubbio poco consona per il monumento sotto il profilo della tutela. Collocato in quel punto, un bene culturale di notevole rilevanza è sottoposto quotidianamente allo stress provocato dagli agenti atmosferici e dal traffico veicolare. Contiamo di poterlo accertare quanto prima attraverso uno screening scientifico che verifichi le attuali condizioni del monumento. È ragionevole attendersi un deterioramento importante delle superfici in granito, materiale assai resistente ma pur sempre esposto a un decadimento che viene accelerato da condizioni non ottimali di conservazione. Quelle attuali, evidentemente, non lo sono». Trasferirlo sarebbe dunque l'opzione più logica. Ma al solo prospettarlo, già si odono gli echi delle polemiche che divamparono, solo per citare il caso recente più eclatante, nel 2009, quando l'allora assessore alla Cultura Raffaele Del Vecchio ne ipotizzò il «trasloco» all'interno dell'area verde nei pressi della Prefettura. Soluzione che non è più all'ordine del giorno, mentre molte più chance avrebbe l'istituendo Museo egizio all'interno di Arcos, dove il Bue Apis tornerebbe idealmente a casa ricongiungendosi alle altre testimonianze del culto isiaco beneventano. Ma Leva frena: «Al momento è fuori luogo parlare di nuove collocazioni. Con il Comune abbiamo avuto uno scambio di opinioni embrionale. Va dapprima svolta un'indagine conoscitiva, e se i riscontri faranno emergere un deterioramento particolarmente grave, andranno fatte alcune valutazioni».

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Nel caso si dovesse propendere per una dislocazione, sarebbe già pronta una soluzione ideata per non privare ex abrupto il quartiere di un monumento al quale i residenti sono ormai, nel bene o nel male, affezionati: «Qualora se ne decidesse lo spostamento - assicura il numero uno dell'ente ministeriale - il monumento potrebbe essere perfettamente riprodotto in copia ed esposto nel medesimo sito attuale. Le avanzatissime tecniche moderne con stampa in 3D consentono di realizzare riproduzioni ad elevatissima fedeltà, praticamente indistinguibili dall'originale». Appare invece già bocciata l'opzione di compromesso rappresentata dalla collocazione di una teca protettiva in plexiglass: «Una soluzione - esclude secco Leva - che non ritengo valida». 

 

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