Appalti truccati a costi maggiorati
all'ospedale: indagato Bottino

Appalti truccati a costi maggiorati all'ospedale: indagato Bottino
di Mary Liguori
Giovedì 29 Novembre 2018, 08:15
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Appalti e sanità, Francesco Bottino è di nuovo indagato. Questa volta l’ex direttore generale dell’ospedale di Caserta è coinvolto nella maxi inchiesta sulle forniture ospedaliere che nei giorni scorsi ha travolto la sanità campana e che vede al centro gli imprenditori Dell’Accio e un dirigente dell’Asl Napoli 1. C’è uno spaccato anche casertano nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato ieri a Bottino e ad altre 28 persone, tra le quali l’ex direttore amministrativo del Sant’Anna e San Sebastiano, Domenico Ovaiolo. Indagato anche Nicola Tufarelli, ex direttore della Unità Tecnologica ospedaliera del Sant’Anna, persona preposta all’istruzione delle procedure per la fornitura di ben e servizi nell’ambito dell’innovazione tecnologica dell’ospedale. Nella stessa vicenda è coinvolto anche Lorenzo Rocco agente di commercio della Olympus. Sono tutti indagati in concorso per turbativa d’asta.
COSTI MAGGIORATI DEL 330%
La vicenda che implica Bottino risale al periodo compreso tra il 5 giugno del 2012 e il 12 dicembre dello stesso anno. Al centro delle contestazioni la procedura di affidamento per la fornitura di quattro colonne laparoscopiche Nbi di marca Olympus per l’azienda Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, unico ospedale in Italia commissariato per camorra.
La procedura sotto accusa è oggetto di una delibera del 12 dicembre del 2012. Il capo che riguarda l’ospedale di Caserta coinvolge Bottino e Ovaiolo, insieme ai fratelli Dell’Accio, ai domiciliari dalla settimana scorsa per le vicende dell’ospedale del Mare dove le loro aziende di fornitura sarebbero state favorite da un dirigente dell’Asl Napoli 1. A Caserta, secondo la Procura partenopea, Bottino, Tufarelli e Ovaiolo si accordarono con i Dell’Accio, gestori di fatto della società Lga Srl Meflamd, Vicamed Srl Soteme srl, Fed Medical, Euromed, Frag Hospital. Le aziende di Dell’Accio, secondo i pm della Procura diretta da Giovanni Melillo, sarebbero state favorite dai dirigenti dell’ospedale di Caserta alcuni dei quali, proprio come Bottino, già implicati in altre vicende sugli appalti nella sanità casertana. La gara dal valore di 690mila euro fu turbata: gli indagati avrebbero escluso la Endoscopy Srl, agente di commercio dei prodoti Olympus in Campania e con una delibera della direzione generale avrebbero favorito la Vicamed, un mero rivenditore autorizzato, che poi avrebbe fornito all’ospedale le apparecchiature per laparoscopia con un prezzo maggiorato del 330 per cento rispetto a quelli praticati in quel periodo dalla casa madre.
L’INCHIESTA
 Il pubblico ministero Valter Brunetti, titolare delle indaginidelegate alla al Nucleo di polizia economica della guardia di finanza di Napoli, coordinato dal tenente colonnello Domenico Napolitano, ieri ha ordinato la notifica di ulteriori 33 avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Tra gli altri spicca il nome dell’ex generale dei carabinieri Vincenzo Scoppa, ex commissario dell’Asl Napoli 1, che si ritrova coinvolto nell’ultimo filone investigativo legato agli appalti in materia di sanità. Le accuse sono relative alla turbativa d’asta sugli appalti sbloccati dalla Asl Napoli 1 nei confronti del gruppo Dell’Accio. I destinatari dell’avviso sono 29 persone fisiche, tra i quali dirigenti e  medici, e quattro società. Dall'avviso si evince che è aumentato anche il numero di procedure sospette di affidamento delle forniture che la Procura contesta agli indagati. Tra gli ospedali coinvolti l’Ascalesi, il San Giovanni Bosco, il San Paolo, il Loreto Mare, tutti a Napoli, oltre, come detto, al Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. 
IL PROFILO
Come detto, Bottino è già stato coinvolto in altra inchiesta, processato e finì agli arresti domiciliari con l’accusa di avere intascato una tangente da Angelo Grillo, imprenditore del clan Belforte di Marcianise, per prorogare il servizio di pulizia nei locali dell’Azienda Sanitaria Locale a Caserta. Era contestato originariamente l’abuso di ufficio poi nel corso dell’istruttoria dibattimentale, a seguito delle dichiarazioni di Grillo, l’imputazione cambiò in corruzione aggravata dal metodo mafioso. In sede di sentenza, il 17 marzo del 2017 fu escluso l’articolo 7 e visto il decorso del tempo, il reato di corruzione fu dichiarato estinto per intervenuta prescrizione. Ora, per Bottino, inizia una nuova vicenda giudiziaria. 
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