Il bluff del braccialetto elettronico
che non c'è: bloccati 215 detenuti

Il bluff del braccialetto elettronico che non c'è: bloccati 215 detenuti
di Mary Liguori
Venerdì 3 Aprile 2020, 08:30
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La «svuotacarceri», questa volta, sembra destinata a fallire. Il decreto si sta arenando in fase di esecuzione, come aveva anticipato a Il Mattino il magistrato di sorveglianza Marco Puglia, non ci sono braccialetti elettronici, dispositivo indispensabile per la concessione dei domiciliari per cui pochi, o nessuno, lasceranno la cella grazie al decreto emesso quindici giorni fa. Sulla carta, dalle quattro carceri casertane, dovrebbero uscire 215 detenuti.
 
 

Nel dettaglio, potrebbero beneficiare della misura alternativa sessanta reclusi di Santa Maria Capua Vetere, cento di Carinola, quindici di Arienzo e quaranta di Aversa. Numeri irrisori, almeno per l’istituto di Santa Maria dove, a fronte di 818 posti disponibili, si trovano reclusi quasi mille detenuti. Sono, questi detenuti, coloro che posseggono i requisiti previsti dalla recentissima norma emanata per ridurre il sovraffollamento e limitare il rischio contagio. Ma difficilmente, per la maggior parte di loro, si apriranno per davvero i cancelli delle carceri. Passato il vaglio del magistrato di sorveglianza, le scarcerazioni sono destinate ad arenarsi in fase di esecuzione. Possono infatti uscire senza il braccialetto solo coloro hanno fine pena da sei mesi in giù. Dai 6 ai 18 mesi la norma prevede il mezzo di controllo elettronico. Per costoro, poi, non devono sussistere reati ostativi né disciplinari di rilievo nell’ultimo anno e dev’essere certificato che il soggetto non abbia partecipato alla sommossa del 7 marzo 2020. Sono poi esclusi tutti coloro che rispondono di maltrattamenti in famiglia o stalking.
 

Torna sull’argomento anche Samuele Ciambriello, garante per i detenuti della Campania. «Riecco il braccialetto elettronico per i detenuti che però non si trova. Il testo del decreto legge, così come pubblicato in Gazzetta Ufficiale, di fatto finisce per non assicurare a tutti i detenuti in possesso dei requisiti per accedere alla detenzione domiciliare di poter beneficiare della misura. La disponibilità del braccialetto, infatti, è condizione per la concedibilità della detenzione domiciliare superiore a sei mesi. E poi non si trovano, nonostante tutti lo reclamano e gli scandali convenzioni-appalti costati fino ad ora 120 milioni di euro». Nel corso di questi ultimi giorni, aggiunge Ciambriello, «si sono susseguite numerose le storie di ristretti che non hanno ottenuto i domiciliari proprio per la mancanza dei braccialetti o che come il primo caso in Italia di detenzione domiciliare grazie ad un magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere che firmato il provvedimento ma mancava in carcere e in questura il braccialetto». Ciambriello si appella alla politica «affinché, quantomeno in sede di conversione del D. L. n. 18/2020, possa essere espunta dall’articolo 123 la necessaria applicazione del braccialetto elettronico per poter beneficiare della detenzione domiciliare. «Gli istituti penitenziari campani sono sovraffollati, è necessario limitare il rischio di contagio». 
 
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