Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta sotto inchiesta: telefonini in cambio di scarpe da mille euro

Le dimissioni dopo la perquisizione nella sua abitazione di Napoli

Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta dal 2020
Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta dal 2020
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 6 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 7 Luglio, 10:30
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Era stata fra i censori più accaniti degli agenti di polizia penitenziaria accusati di violenze ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, ora è finita in un'inchiesta per aver favorito un recluso. Da ieri è in biblico sul precipizio di un'indagine, Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta dal 2020, ma anche giornalista pubblicista, ex addetto stampa del Comune di Santa Maria a Vico, del consigliere della Città Metropolitana di Napoli, Vincenzo Cirillo, dell'ex manager di Maradona, Stefano Ceci, e di vari press office in Campania.

A tenerla in piedi è ancora un passo verso il riscontro degli indizi raccolti su di lei, mentre le parole di condanna per gli abusi e i disservizi sono già cadute nel vuoto, a fronte della sua iscrizione nel registro degli indagati. Tuttavia, nessuna misura restrittiva è stata avanzata per lei. Tre giorni fa si è dimessa dall'incarico che le era stato affidato dall'ente Provincia di Caserta, con presidente Giorgio Magliocca.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la perquisizione di venerdì scorso nella sua abitazione di Napoli, ordinata dal magistrato Gionata Fiore che indaga sul suo conto, ma anche sul comportamento del detenuto e di un'altra persona interna al carcere.

Il dossier della Procura di Santa Maria Capua Vetere travolge Emanuela Belcuore per corruzione e altri reati minori. Per gli inquirenti, la ex garante avrebbe procurato al detenuto - un uomo considerato vicino al clan dei Casalesi - un telefono cellulare intestato a uno straniero e lo avrebbe avvertito di un'imminente perquisizione nella cella, in modo da far sparire il telefono. Si sarebbe, poi, impegnata per far avere al detenuto una relazione di servizio positiva, avvicinando - senza esito positivo - la direttrice del carcere e il magistrato di sorveglianza. In cambio, avrebbe ricevuto un paio di scarpe Gucci del valore di mille euro e altri regali dalla titolare di una boutique, sorella del recluso. Una storia con nebbie e schiarite, ma moltissime certezze. Come la sua nomina voluta dalla Provincia di Caserta, come garante delle persone recluse grazie alla vicinanza con Pasquale Crisci, ex assessore del Comune di Santa Maria a Vico ed ex vicepresidente dell'ente Provincia, arrestato cinque mesi fa dalla guardia di finanza di Marcianise per aver gestito le assegnazioni dei loculi cimiteriali. Lei, però, è intenzionata a difendersi. In prima linea per le denunce dei disservizi, come le criticità nei controlli all'ingresso delle case di reclusione (dove filtra addirittura droga), aveva dichiarato due mesi fa: «Spesso io quando entro non vengo perquisita». I colloqui, quasi quotidiani, con il recluso di Casal di Principe sarebbero stati però connotati da rapporti opachi. Una frequenza su cui la penitenziaria ha redatto diverse annotazioni fatte pervenire in Procura. «La dottoressa Belcuore Emanuela è colpita per l'indagine che l'ha travolta e confida pienamente nella magistratura. Ha sempre svolto il suo ruolo dal giugno 2020 con passione e determinazione nell'interesse di tutti i detenuti attraverso il costante contatto presso le carceri del Casertano e mostrando sempre disponibilità e prodigandosi per le preoccupazioni dei familiari», ha dichiarato il suo avvocato, Mariagiorgia de Gennaro.

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Ora, gli inquirenti, sono concentrati sui beni sequestrati: computer e cellulari della donna. Emanuela Belcuore non è la prima garante dei detenuti, in Campania, ad avere problemi con la giustizia: nell'ottobre dello scorso anno, infatti, finì in carcere il garante dei ristretti di Napoli, Pietro Ioia, accusato di aver approfittato della sua posizione e della facilità di accesso al carcere di Poggioreale per trasportare droga e telefoni cellulari per i detenuti. Nei suoi confronti, il 21 aprile, i pm Giuliana Giuliano e Ivana Fulco hanno chiesto una condanna a otto anni e otto mesi. Ed è di pochi giorni fa la decisione con cui il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha affidato il ruolo di garante dei detenuti per il Comune a don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis e già responsabile di Libera. «Nei tre anni di mandato - ha concluso l'avvocato di Belcuore - si è battuta per il contrasto alla presenza della droga nelle carceri attraverso una denuncia nel dicembre 2022 resa nota con la pubblicazione di un'intervista rilasciata nel mese di maggio 2023. È fiduciosa che riuscirà a delinearsi nel corso delle indagini quanto realmente accaduto rispetto alle imputazioni contestate». 

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