Il carcere di Santa Maria Capua Vetere devastato per un permesso negato

Decisivo l'intervento sul posto del magistrato Puglia

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere torna alla ribalta
Il carcere di Santa Maria Capua Vetere torna alla ribalta
di Biagio Salvati
Venerdì 5 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 13:21
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Forti momenti di tensioni e proteste, diversi danneggiamenti di suppellettili e arredi ma senza aggressioni fisiche. Nella tarda mattinata di ieri, nel reparto Volturno della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere «Francesco Uccella», per quasi tre ore si è tornati a quel 6 aprile del 2020, quando nel periodo Covid scoppiò una rivolta dei detenuti sfociata con pestaggi e aggressioni ai danni dei reclusi da parte degli agenti penitenziari. Per quei fatti oltre cento, divise finirono sotto processo che riprenderà davanti alla Corte di Assise l'8 gennaio. Fortunatamente, questa volta, l'azione tumultuosa è rientrata nel primo pomeriggio grazie anche alla gestione degli agenti penitenziari e all'intervento sul posto del magistrato Marco Puglia. È stato proprio un permesso negato dal giudice di Sorveglianza a un detenuto, che aveva chiesto di andare a trovare il fratello in gravi condizioni all'ospedale di Caserta, a provocare l'agitazione da parte di alcune decine di reclusi, che hanno voluto «solidarizzare» con il loro compagno di reparto inscenando la protesta, a quanto pare neanche richiesta dal detenuto che si è visto negare il permesso.

Una quindicina di reclusi, che poi sono diventati poco più di cinquanta, si sono prima barricati al terzo piano del reparto, poi danneggiando oggetti e arredi al piano terra: sono state distrutte scrivanie, alcuni computer, assaltata l'infermeria e svuotata la cassetta dei medicinali. La protesta è rientrata solo dopo l'arrivo del magistrato di Sorveglianza e la successiva trattativa. La richiesta di permesso era stata avanzata dal detenuto Luigi Nebbia, il cui fratello Emanuele è stato ferito alla tempia da un colpo di pistola, esploso la notte di Capodanno: non un colpo vagante, dicono gli investigatori, ma un agguato legato agli ambienti della droga sul quale sta indagando la Dda per tentato omicidio aggravato. Il ferito è in gravissime condizioni al nosocomio ma fino a ieri non era stata ufficialmente dichiarata la morte cerebrale. Il magistrato aveva chiesto del tempo per valutare la richiesta, il detenuto non voleva invece attendere e ha iniziato a protestare da solo; quindi, intorno alle 13, avrebbe riferito la circostanza ad altri detenuti e tutti insieme si sarebbero asserragliati al terzo piano del reparto, chiudendo le porte e impedendo agli agenti penitenziari di entrare. Il gruppo ha provocato parecchi danni, fin quando verso le 15.30 è giunto il magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere Marco Puglia, che con il vicedirettore del carcere Marco Casale (la direttrice Donatella Rotundo in questo periodo è in ferie) ha iniziato la trattativa con i detenuti; dopo alcune decine di minuti la protesta è rientrata.

Nelle prossime ore si valuterà il possibile trasferimento del detenuto e degli altri reclusi che si sono barricati in sezione. Alcune sigle sindacali come Uilpa, Sappe e Fp Cgil, hanno riferito l'accaduto chiedendo un «approccio concreto per affrontare le criticità del sistema carcerario» sottolineando le difficoltà dell'esiguo numero di agenti in un carcere che conta 950 persone recluse.

Per Lucia Castellano, Provveditore generale delle carceri campane, «una volta individuati i facinorosi, non solo andranno puniti ma dovranno anche risarcire i danni all'Amministrazione penitenziaria. Si tratta di azioni ha aggiunto che danneggiano gli stessi detenuti le cui esternazioni emotive e anche in stile quasi camorristico penalizzano future richieste di permessi, licenze e altro». Sulla vicenda è intervenuto anche il Garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello: «Una protesta di un singolo che ha avuto la solidarietà di un paio di compagni di cella ma nessun ferito e nessun agente sequestrato o aggredito. La situazione è rientrata grazie a un'importante mediazione del magistrato Puglia - sottolinea - mentre la vicenda è rimasta circoscritta a un reparto, il Volturno, dove una cinquantina di detenuti sono coinvolti in progetti avanzati di trattamento e di inclusione socio-lavorativa». Ciambriello ha parlato anche di «procurato allarme che non aiuta la comunità penitenziaria» in quanto all'inizio i sindacati parlavano di 250 persone coinvolte. 

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