Carcere di Santa Maria Capua Vetere: «Presto via 10 detenuti»

Nessuno si aspettava che una simile protesta partisse proprio dal reparto Volturno

Caos e rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
Caos e rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
di Biagio Salvati
Sabato 6 Gennaio 2024, 11:00
4 Minuti di Lettura

Una decina di detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere che, giovedì mattina, hanno avviato una protesta per solidarizzare con un compagno di reparto al quale era stato negato il permesso per far visita al fratello in ospedale in fin di vita, saranno trasferiti nei prossimi giorni in altri penitenziari, anche fuori dalla Campania. La procedura è stata avviata ieri dalla direzione del penitenziario guidato da Donatella Rotundo e sarà formalizzata nei prossimi giorni dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al quale è stata inoltrata la documentazione. Tra i primi dieci facinorosi, c'è anche Luigi Nebbia, il detenuto che ha protestato per il rifiuto del permesso di necessità che aveva avanzato al magistrato di sorveglianza, Marco Puglia.

Il recluso è il fratello di Emanuele Nebbia, il 26enne colpito alla tempia da un proiettile la notte di Capodanno: l'episodio è accaduto molto dopo la mezzanotte nell'ex rione Iacp di Santa Maria Capua Vetere.

Ieri pomeriggio, intanto, dopo quasi 6 giorni di ricovero in sala di rianimazione, Emanuele Nebbia è deceduto. Nella mattinata i medici avevano dichiarato ufficialmente la sua morte cerebrale. Non è stato un colpo vagante, dicono gli investigatori della Squadra Mobile di Caserta, ma un agguato legato agli ambienti della droga sul quale sta indagando la Direzione distrettuale antimafia, per il reato di tentato omicidio aggravato che ora è mutato in omicidio. Luigi Nebbia, detenuto in carcere per fatti di droga, aveva avanzato la richiesta per fare visita al fratello, ma il magistrato aveva chiesto del tempo per valutare la richiesta. 

Nebbia non voleva attendere e ha iniziato a protestare da solo; quindi, intorno alle 13 di giovedì, avrebbe riferito la circostanza ad altri detenuti e tutti insieme si sarebbero asserragliati al terzo piano del reparto, chiudendo le porte e impedendo agli agenti di entrare, danneggiando poi alcune suppellettili al piano terra. Una protesta rientrata in circa tre ore senza feriti. Un altro fratello dei due Nebbia, Diamante, è stato invece condannato di recente a 6 anni di reclusione per aver tentato di introdurre in carcere, a luglio, un chilo e 300 grammi di droga attraverso un drone. Ieri, i sindacati della Uilpa hanno ricostruito e precisato i dettagli delle tensioni in quanto erano stati diffusi particolari non corrispondenti alla realtà e stigmatizzando le parole di chi ha parlato di procurato allarme. Al terzo piano del reparto Volturno erano presenti 64 detenuti (200 in tutto il padiglione) sono state divelte alcune brande che sono servite da sbarramento ai cancelli quando i detenuti hanno pensato di asserragliarsi. Al piano terra con aule didattiche, infermeria, locali per la videosorveglianza sono state distrutte apparecchiature, arredi e suppellettili. Nessuno si aspettava che una simile protesta partisse proprio dal reparto Volturno, dove una cinquantina di detenuti sono coinvolti in progetti avanzati di trattamento e di inclusione socio-lavorativa. 

Video

A svelare l'arcano è il Garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello il quale, anche in qualità di portavoce nazionale dei garanti dei detenuti, spiega «la presenza nel padiglione di 7 o 8 detenuti per reati comuni spostati in quel reparto a causa del sovraffollamento del carcere e in attesa di essere trasferiti altrove». «La protesta in quel reparto, mi ha subito insospettito - spiega Ciambriello - perché è impensabile che gli ospiti del Volturno potessero andare contro i loro stessi interessi». Il penitenziario, infatti, ad oggi conta 950 reclusi su una capienza di 818 presenze consentite. Il Garante ha poi lanciato l'allarme sulla modifica di un articolo del codice penale che incolperebbe di rivolta anche chi fa una resistenza passiva o pacifica. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA