Investito e ucciso in bici,
automobilista assolto
ma condannato in Appello

Strada San Tammaro
Strada San Tammaro
Marilu Mustodi Marilù Musto
Lunedì 26 Settembre 2022, 18:30 - Ultimo agg. 18:51
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Quanto vale la vita di una persona che rientra a casa in bicicletta e viene investita e uccisa? Su questa domanda-rompicapo si sono sfidati, negli ultimi otto anni in tribunale, gli avvocati e i giudici di Santa Maria Capua Vetere e Napoli: al centro, la morte di Eugen Burca, 31 anni della Romania. Il suo nome, fino a poco fa, era uno fra i tanti perché tantissimi sono ancora gli immigrati che percorrono, senza fari, con il freddo e la pioggia, la strada statale 7 bis Aversa-Capua che attraversa San Tammaro e Santa Maria. Un’anima fra le anime di persone vissute con un’infanzia solo apparentemente protetta nel loro Paese e poi esposte alle offese, lontane dalle famiglie. L’ investitore di Eugen - Salvatore di Giuseppe, 45 anni di Casandrino - era stato assolto con una sentenza del 2017 perché la vittima aveva bevuto un bicchiere di vino prima di salire in sella e anche perché era sprovvisto delle luci posteriori della bici. C’era, per i giudici di primo grado di Santa Maria Capua Vetere, il classico «concorso di colpa». Cinque anni dopo il dispositivo, però, arriva il colpo di scena. La sentenza di Appello emessa a marzo scorso (la cui motivazione è stata depositata qualche giorno fa), ha ribaltato il verdetto: le giudici Domenica Miele, Barbara Modesta Grasso e Maria Dolores Carapella hanno condannato a due anni di reclusione Salvatore Di Giuseppe. Le analisi fecero emergere che, al momento dell’incidente, l’automobilista pare avesse tracce di cocaina nel sangue.

Omicidio colposo è il reato per cui è scattata la pena a due anni di reclusione. Ma un passo indietro è fondamentale. Era la sera del 6 ottobre del 2014 e il povero Eugen si trovava in compagnia del suo amico Cretu Florin Ionut. Quest’ultimo guidava una bicicletta rosa che ben presto si ruppe lungo la strada, mentre Eugen guidava una Mountain bike. Era in attesa dell’amico (Cretu stava riparando la bicicletta) e l’auto guidata da Salvatore di Giuseppe avrebbe investito in pieno il rumeno. Durante il processo l’imputato avrebbe spiegato che la vittima barcollava in sella alla bici e, per questo, non sarebbe stato facile schivarlo. Ricostruzione demolita in Appello dove a rappresentare una partente della vittima, Maria Mascalu, c’era l’avvocato Elisabetta Carfora. Sarebbe emerso, infatti, che non ci furono lesioni sulla bicicletta e nessuna ferita fu trovata nella parte interna delle cosce. Un fatto era certo (corroborato anche da una teste a bordo di una LAncia Y): Eugen era sceso dalla bicicletta e si trovava non sulla carreggiata, ma sull’erba. E così, non è stato difficile per il procuratore generale Stefania Buda chiedere l’annullamento dell’assoluzione e la condanna di Salvatore di Giuseppe. Pochi giorni fa, i motivi depositati dai magistrati che restituiscono giustizia a un uomo investito: non aveva nessun colpa, se non quella di tornare a casa in bicicletta su una strada buia. Come lo è ancora oggi.

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