Casal di Principe: lotta all'abusivismo 1.200 le ordinanze di abbattimento

Ieri manifestazione a Roma per fermare gli abbattimenti

1200 ordinanze di abbattimento a Casal di Principe
1200 ordinanze di abbattimento a Casal di Principe
di Teresa Scalzone
Mercoledì 28 Giugno 2023, 07:22
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Alla manifestazione svoltasi ieri a Roma per "fermare gli abbattimenti degli abusi di necessità" non c'era il sindaco di Casal di Principe Renato Natale. Un sindaco che da sempre combatte questo enorme problema, a partire dal 2015 con manifestazioni di piazza e pubblici comizi fino alle dimissioni consegnate il primo settembre del 2021 a seguito del rifiuto (richiesta inoltrata alla Procura e al Tribunale di S. Maria C.V. ), della proroga di 100 giorni in merito all'abbattimento di due abitazioni in via Ancona. Tempo necessario per ultimare i lavori di sistemazione e adeguamento di due beni confiscati, siti in via Baracca, predisposti ad accogliere le famiglie sfrattate. Tutto accadeva alla vigilia del 2 settembre quando due famiglie, con quattro bambini, hanno assistito, inermi, alla distruzione delle proprie abitazioni. Retromarcia della decisione solo dopo richiesta diretta di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che incontrò personalmente il primo cittadino per «iniziare insieme una collaborazione e mettere al centro del dibattito nazionale una soluzione legislativa definitiva in materia di abbattimenti di case abusive».

Per abbattere tutte le case abusive di Casal di Principe, secondo i calcoli effettuati da Natale, servirebbero 200 milioni di euro che, in linea teorica, il Comune dovrebbe recuperare rivalendosi sui proprietari degli immobili. Occorrerebbe, inoltre, preoccuparsi di trovare un tetto alternativo a seimila persone e dello smaltimento di circa 30mila metri cubi di materiale edile di risulta. Che fare dunque di fronte a una situazione complessa e di illegalità diffusa? Renato Natale, avvalendosi della consulenza di professionisti e docenti universitari, tempo fa, ha presentato una proposta, che non vuole essere una sanatoria de facto: anziché abbattere le case abusive, sarebbe utile acquisirle al patrimonio del Comune come beni indisponibili e, quindi, invendibili e utilizzarle per finalità di edilizia residenziale sociale. Sulla base di un principio: la sussistenza di prevalenti interessi pubblici. Proposta che risulta tale a tutt'oggi. Attualmente sul territorio di Casal di Principe si registrano 260 resa, ossia abitazioni con sentenze del Tribunale e circa 1.200 ordinanze di demolizione del Comune.

Finora sono 5 le demolizioni effettuate in circa dieci anni, ma i mutui accesi dal Comune, su richiesta della Procura, riguardano dieci abitazioni per un costo complessivo di 1.600.000 euro, da ripagare in cinque anni con i dovuti interessi e ulteriori difficoltà. Un peso per le casse dell'ente che non riesce a garantire alcuni servizi come la manutenzione delle strade.

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«Quest'anno il Comune - dice Natale - ha incassato circa 1 milione di euro in oneri di urbanizzazione, perché i cittadini ora cercano di fare le cose in regola. Se qualche abuso viene ancora fatto, si tratta di difformità parziali. I cittadini devono rispettare le norme per evitare conseguenze economiche, ma anche per dare alla città quartieri ordinati con servizi e infrastrutture adeguati ai bisogni». Ma l'abusivismo è un male difficile da curare se si considera che solo nello scorso anno sono stati effettuati 4 sequestri in materia edilizia e 8 in materia ambientale. Un fenomeno ampiamente diffuso visto che si contano 3.300 case abusive sul territorio, di cui 1.600 circa a San Cipriano d'Aversa, 1.400 circa Casal di Principe, quasi 300 a Casapesenna. Immobili a tutt'oggi non condonabili. Pendenti alcune centinaia di ordini di demolizione, a fronte dei pochi che vengono eseguiti, che lasciano molte famiglie in uno stato di insopportabile incertezza. A tutto questo si aggiunge il particolare, non da poco, che le aree espropriate con edifici demoliti vengono assegnate al Comune che si trova così a dover gestire dei lotti di 400-500 metri quadrati di fatto inutilizzabili se non per piccoli parcheggi, localizzati a caso nel tessuto urbano. Aree che costituiscono solo un onere di manutenzione. La questione però più importante è l'aspetto sociale che spesso, purtroppo, viene messo in secondo piano. 

 

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