Caserta. Le mire del clan sulla dimora di Garibaldi

Caserta. Le mire del clan sulla dimora di Garibaldi
di Vincenzo Altieri
Martedì 21 Luglio 2015, 11:44 - Ultimo agg. 11:49
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Auto dei carabinieri a fare da cornice al cortile di Palazzo Lucarelli, ingressi bloccati dai militari dell'Arma e un insolito silenzio tra le mura della casa comunale. Ieri mattina la città di Santa Maria Capua Vetere si è svegliata così. Gli uffici dell'Ente di via Albana sono stati oggetto di perquisizioni eseguite, fin dalle prime ore del mattino, dai carabinieri del comando provinciale di Caserta e del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli. Al setaccio degli inquirenti sono passate tutte le documentazioni inerenti gli appalti per la costruzione del «Polo della Cultura e della Legalità» nel palazzo Teti-Maffuccini in via Roberto D'Angiò.

Nell'indagine, condotta dalla Dda di Napoli, risultano coinvolti anche il sindaco della città del Foro Biagio Di Muro e il responsabile dell'Ufficio lavori pubblici Roberto Di Tommaso.

Entrambi sono stati a lungo trattenuti negli uffici di palazzo Lucarelli al fine di mettere a disposizione tutti gli incartamenti richiesti dai carabinieri. Di Muro e Di Tommaso sono attualmente indagati per corruzione e turbativa d'asta in base proprio a quanto emerge dall'inchiesta su camorra e appalti in una serie di Comuni del casertano. Un'inchiesta, che gravita attorno alla turbativa d'asta e all'influenza della holding criminale di Casal di Principe, che rappresenta il secondo filone di «Medea», l'operazione che la settimana scorsa ha portato all'arresto di 13 persone tra politici ed imprenditori. Per diverse ore un clima surreale si è impossessato di Palazzo Lucarelli. Gli inquirenti intendono far luce sui lavori che interessano l'edificio confiscato il 19 dicembre 1996 a Nicola Di Muro, padre dell'attuale sindaco di Santa Maria Capua Vetere. La struttura, composta da 55 vani e da un giardino di oltre 6500 metri quadrati, è stata costruita nel 1839 come residenza dell'avvocato Filippo Teti. Nel 1860 fu dimora di Giuseppe Garibaldi e la sua importanza storica è stata consacrata il 2 novembre dello stesso anno quando, tra le proprie stanze, fu firmata la resa dei borbonici, come attesta anche una lapide all'esterno del palazzo. Dopo il decreto di confisca, il numero 47 del '96, è stato assegnato nella disponibilità del Comune di Santa Maria Capua Vetere il 18 dicembre 1998 attraverso un verbale sostituito, nel maggio 1999, con decreto del Ministero della Finanze.

Soltanto dopo 8 anni - era il 2007 - l'Ente di Palazzo Lucarelli ha presentato alla Regione Campania un progetto di recupero e di riutilizzo del palazzo per un importo complessivo di 12 milioni di euro da finanziare con la legge regionale 23/03. L'intervento era distinto in due parti, una di consolidamento e restauro architettonico ed una di adeguamento funzionale del palazzo. Nello specifico il progetto prevedeva di collocare la biblioteca comunale e l'archivio storico comunale al piano terra; la Pinacoteca comunale, il Museo garibaldino e il Museo del Risorgimento al primo piano; uno spazio per esposizioni, convegni e manifestazioni culturali al secondo piano; uffici di direzione e di controllo al terzo piano. La Regione Campania però, a causa del costo eccessivo dei lavori, non ha mai approvato quel progetto. Così, mentre la struttura versava in totale stato di abbandono, è stato necessario attendere altri 3 anni per arrivare alla gara di appalto oggetto dell'inchiesta condotta dalla Dda di Napoli. Il 21 ottobre 2010 è stato appunto approvato il progetto Pon Sicurezza che prevede il recupero e la riqualificazione funzionale del solo piano terra oltre che la messa in sicurezza dell'intero stabile e il rifacimento di tutte le facciate esterne.

La gara, che negli anni ha subito vari rallentamenti, sarebbe stata vinta da un gruppo di imprese finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. Il primo lotto di lavori, pari a 2 milioni e 600mila euro, sarebbe dovuto partire a breve. Complessivamente l'ammontare dell'appalto è pari a circa 9 milioni di euro. Quella in corso rappresenta la seconda indagine che, in pochi giorni, ha visto coinvolto il sindaco di Santa Maria Capua Vetere. La prima, per la quale è stato richiesto un apposito consiglio comunale da parte delle forze politiche di opposizione, riguarda l'affidamento di alcuni appalti inerenti il settore Politiche sociali.

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