A un anno e mezzo dall'assoluzione dal concorso esterno in associazione camorristica, torna sul banco degli imputati a causa del ricorso presentato dalla Dda - l'ex sindaco di Capua e chirurgo generale, Carmine Antropoli. Al processo in Corte di Appello, il procuratore generale ha chiesto per il professionista capuano 9 anni di reclusione (in primo grado il pm ne chiese 10): stessa richiesta di 9 anni anche per l'ex consigliere comunale Marco Ricci. Richiesta di conferma a 13 mesi pena sospesa è stata chiesta per Armando Porciello accusato di una presunta violenza privata, per la quale furono condannati in primo grado a 20 mesi ciascuno anche Antropoli e Ricci.
La richiesta di condanna più alta avanzata dal procuratore generale ovvero 14 anni e mezzo di reclusione - è stata avanzata, invece, per il pentito di camorra Francesco Zagaria detto "Ciccio e brezza": in primo grado fu però condannato a 17 anni e tre mesi (la richiesta fu di 8 anni) nonostante i benefici della legge sui collaboratori di giustizia, accusato di un duplice omicidio commesso nel 2003 e di associazione camorristica.
Fu lui che diede lo schiaffo a Giuseppe Di Lillo per fargli ritirare la candidatura. In quell'occasione, l'iniziativa autonoma di Zagaria, fu decisa nello studio medico dell'ex sindaco, il quale si è sempre difeso prendendo le distanze da quel gesto e meravigliandosi della cosa, anche mentre conversava con la sua compagna a telefono. Altri imputati in primo grado sono stati assolti. L'accusa parla di appalti pilotati dal clan con gare turbate a Capua e di ingerenze della camorra sulle elezioni del 2016 a favore del gruppo politico di Antropoli (che peraltro le perse) mentre un secondo processo in abbreviato sempre per fatti simili si è chiuso con un'altra assoluzione per Antropoli. "Il fatto non sussiste" secondo i giudici della corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere (presidente Roberto Donatiello) che a maggio scorso assolsero l'ex sindaco di Capua e chirurgo generale.
Nel processo sono impegnati gli avvocati Vincenzo Maiello e Mauro Iodice, Guglielmo Ventrone e Lorenzo Caruso. I giudici non hanno ritenuto credibile il racconto del pentito detto "Ciccio e Brezza", imprenditore vicino a Michele Zagaria e accusato anche del duplice omicidio Caterino-De Falco.