Reggia di Caserta, sos sicurezza: «Lecci a rischio crollo, i filari vanno sostituiti»

L'intervento riguarderà il primo filare della Via d'Acqua

Il filare di lecci alla Reggia di Caserta
Il filare di lecci alla Reggia di Caserta
di Lidia Luberto
Sabato 8 Luglio 2023, 08:51
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Si andrà, presto, quasi certamente al rinnovamento integrale del primo filare di 750 esemplari di lecci che costeggiano la lunga via d'acqua della Reggia. Una scelta coraggiosa ma, studi alla mano, inevitabile prospettata dal direttore Tiziana Maffei, nel corso della giornata di studi su "Il filare di lecci della Via d'acqua: ecologia di un'architettura" svoltasi ieri nella Sala Romanelli. «Abbiamo voluto questa giornata, alla quale sono stati invitati cittadini, associazioni, Ordini professionali, per informare e per creare un confronto su una questione che ci rendiamo conto essere di grande importanza», ha spiegato Maffei nell'introdurre i lavori finalizzati ad esporre i risultati degli approfondimenti scientifici condotti e i possibili scenari futuri, con le relative variabili, attraverso i contributi di studiosi del settore che hanno svolto l'attività di ricerca nell'ambito delle iniziative di tutela e gestione del patrimonio vegetale del complesso vanvitelliano.

«Purtroppo - ha detto la dg - la condizione di questi alberi che sono esseri viventi e, perciò, soggetti al ciclo vitale, è tale da averci costretto ad affrontare in modo radicale la questione». A illustrare i risultati dei loro studi sul campo Luca Corelli Grappadelli e Alberto Minelli, Università di Bologna, Davide Neri, Università Politecnica delle Marche, Francesco Ferrini, Università di Firenze e Luigi Cembalo, Università Federico II di Napoli e Università Vanvitelli, che, coordinati da Alberta Campitelli dell'Associazione Parchi e Giardini d'Italia, hanno fatto un quadro preciso dello stato attuale dei filari di lecci e delle possibili situazioni future. Il progetto è parte di un impegnativo programma di recupero e riqualificazione del Parco reale. Il doppio filare di lecci della via d'Acqua è ancora oggi, così come ipotizzato nella composizione originaria di Luigi Vanvitelli, architettura vegetale d'immediata riconoscibilità e oggetto, quindi, di uno studio approfondito volto a determinarne il valore biologico, fisiologico, estetico, architettonico ed economico. Le indagini sono state condotte dal Distal dell'Università Alma Mater Studiorum di Bologna e dal Dia della Federico II, con i quali il Museo ha sottoscritto uno protocollo d'intesa per la salvaguardia delle alberature di pregio e una collaborazione più ampia sulle problematiche conservative del Parco.

Sono stati analizzati, nel corso del convegno e di una successiva tavola rotonda, i pro e i contro dell'eventuale intervento di rinnovamento. I crolli costanti con i rischi per l'incolumità pubblica, la presenza di numerose malattie nelle alberature, i ridotti servizi ecosistemici (data la loro vetustà, gli alberi non svolgono appieno la funzione ecologica), una valenza estetica compromessa a causa della disomogeneità delle alberature, insieme alla crescente pressione antropica nella Reggia, all'inadeguatezza dell'attuale sistema di irrigazione, ai cambiamenti climatici con gli eventi atmosferici violenti sempre più frequenti e all'insostenibilità dei costi di gestione sono le indicazioni che porterebbero verso lo scenario illustrato ieri nel dettaglio.

L'intervento terrebbe conto, comunque, di conservare il valore progettuale della via d'acqua, modello identitario del monumento, il sistema di relazioni tra la componente vegetale e l'articolazione delle fontane, la riconoscibilità percettiva del filare di lecci, lungo quasi 3,5 chilometri.

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Senza contare, come è stato sottolineato, che la ipotizzata sostituzione contribuirebbe all'incremento dei servizi ecosistemici con un miglioramento dell'aria in 13 anni, all'efficientamento delle pratiche manutentive e che sarebbe un esempio virtuoso per affrontare il tema. Ovviamente, la scelta di procedere al rinnovamento integrale del primo filare di lecci, avrebbe inevitabilmente un forte impatto visivo iniziale per la presenza di alberature giovani che avrebbero dimensioni ridotte rispetto a quelle attuali e comporterebbe una notevole esposizione mediatica. «Conseguenze di cui siamo ben consapevoli - ha detto Maffei - ma certe scelte, che oggi possono apparire troppo audaci o radicali, assicurano un futuro più tranquillo. Insomma, lo sguardo è in prospettiva, da qui a cinquant'anni, quando se ne vedranno i risultati». 

 

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