Lei lo aveva lasciato e aveva ripreso in mano la sua vita, con le amiche di sempre. Per distrarsi, aveva deciso di trascorrere una serata al «Rama Beach», locale fra Castelvolturno e Varcaturo. Era il 26 giugno del 2016. Ma lui, a un certo punto, decise di raggiungerla.
Quando la vide ballare, le lanciò un bicchiere di plastica contro, pieno di birra. Aveva deciso, lei doveva sottostare a suoi comodi: la portò via verso la spiaggia, allontanò gli amici dicendo: «Sono affari nostri, fatevi da parte».
E lì, sull’arenile, avvenne l’impossibile. Questa, almeno, è la ricostruzione eseguita dagli inquirenti. E così, lui costrinse l’ex fidanzata a un rapporto sessuale in spiaggia, mordendola sul volto e al petto, imponendole un abuso che le avrebbe lasciato il segno per tutta la vita. Dopo l’atto sessuale, lui gettò i sandali lontani dal luogo dove si trovava l’ex fidanzata, in modo che potesse perdere del tempo a cercarli prima di denunciare tutto. Pensava di farla franca.
Due anni fa, lui tirò un sospiro di sollievo per aver «incassato» solo una condanna per maltrattamenti: due anni di carcere, ma il giudice dell’epoca inviò gli atti in Procura a Napoli nord e il pm contestò anche altro. Ieri, la sentenza firmata dal giudice Agostino Nigro: Vincenzo B. di Casal di Principe, è stato condannato a sei anni di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti. «Mentre piangeva, poi rideva, poi si scusava di nuovo e infine mi maltrattava di nuovo», aveva raccontato la vittima nel 2016, ripercorrendo i momenti più brutti della sua esistenza.
A dar forza al racconto, la narrazione delle sue amiche: «Vincenzo iniziò a tirarla per i capelli, a toccarla in tutte le parti del corpo, comprese le zone erogene - avevano spiegato ai magistrati le ragazze - forse lei se ne vergognava perché non voleva creare problemi ai suoi amici».
Dopo la violenza, scattò la denuncia. L’epilogo della vicenda è una sentenza di condanna emessa ieri - in abbreviato - per B., difeso dal legale Pasquale Diana.