Le Quattro giornate di Napoli: mercoledì gratis il libro del Mattino 80 anni dopo

Martedì la presentazione del volume Le Giornate della Libertà. Racconti e Memoria (pagine 150)

Le Quattro giornate di Napoli
Le Quattro giornate di Napoli
di Ugo Cundari
Sabato 23 Settembre 2023, 08:00
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Si accusa spesso Napoli di aver perso la sua identità, i napoletani di non essere più comunità con valori condivisi. Invece sono tanti i fondamenti della nostra memoria. Il più solido è quello delle giornate durante le quali la città, prima in Europa, cacciò i nazistifascisti. I napoletani e le napoletane, gli adulti, gli anziani e i ragazzini, dal Vomero a Ponticelli, combatterono uniti, e anche per questo vinsero. Quest'anno le celebrazioni delle Quattro giornate hanno un significato più forte, perché la rivolta si consumò giusto ottanta anni fa, dal 27 al 30 settembre del 1943, e «Il Mattino» per l'occasione pubblica, in collaborazione con Libreria Dante & Descartes, il volume Le Giornate della Libertà. Racconti e Memoria (pagine 150) a cura di Maria Rosaria Selo, che sarà presentato martedì 26 alle 10 al Suor Orsola Benincasa al corso Vittorio Emanuele e il giorno dopo distribuito gratuitamente insieme al quotidiano nelle edicole di Roma, Napoli e Caserta.

A firmare gli interventi sono giornalisti, storici e scrittori, ognuno capace di guardare la storia da una angolatura differente, di offrire una interpretazione personale, ma tutti, tra le righe o con chiarezza, concordano nell'assegnare alle Quattro giornate un valore storico non locale ma nazionale, e tutti tradiscono un'emozione nel trattare quel periodo. Qualcuno scrive le storie sentite dai nonni che, quelle giornate, le vissero in prima persona, chi sparando, chi sventolando bandiere, chi rifornendo di cartucce e viveri i napoletani in prima linea. Qualcun altro racconta la vicenda, tragica ed eroica, con passo letterario, come se si stesse vivendo in prima persona, quegli avvenimenti, come Titti Marrone, sua la storia più toccante, o Enzo Moscato, sua la più suggestiva, o Antonella Ossorio, sua la più rabbiosa.

Per il direttore de «Il Mattino», Francesco de Core, i tragici episodi di criminalità, spesso minorile, che umiliano Napoli, vanno affrontati con la fiducia che «se ottant'anni fa un moto popolare ci riabilitò, ebbene c'è nel cuore della nostra città il nucleo intangibile di un sentimento di nobiltà che non può essere soffocato dalla vergogna della violenza e della barbarie». Per Ciro Raia, presidente dell'Anpi Napoli, le Quattro giornate «rappresentano (ora come allora) la necessità di gridare un mai più a tutte le guerre, il dovere di fermare con la diplomazia, la persuasione, il sapere quanti ancora contribuiscono a prepararle, a sostenerle, a combatterle quelle guerre».

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Lungo e prestigioso l'elenco degli autori, tra cui, dopo la prefazione del sindaco Gaetano Manfredi, anche Nino Daniele, Gino Giaculli, Vladimiro Bottone, Nando Vitali, Tiuna Notarbartolo, Luciano Scateni...

Se Francesco Costa ricorda il marinaio Andrea Mansi, fucilato a 23 anni perché accusato ingiustamente di aver trucidato un soldato tedesco, Esther Basile si sofferma sull'indimenticabile figura di Maddalena Cerasuolo, Lenuccia la partigiana, alla quale è dedicato il ponte della Sanità che lei, armata di fucile, insieme ad altre partigiane e altri partigiani, difese dai nazisti in fuga che volevano distruggerlo. Anche Antonella Cilento racconta della Cerasuolo, nel suo caso con uno stile più letterario, dando vita al ricordo di una donna, morta nel 1999, più vivido, più acceso. Le storie di Basile e Cilento si completano a vicenda, alla fine Lenuccia diventa la nonna combattiva di tutti i napoletani, il simbolo di una napoletanità mai rassegnata a subire la tirannia, le ingiustizie, i soprusi. A proposito di simboli, la storia più rappresentativa è quella della costruzione del ponte della Sanità, raccontata con la solita erudizione da Vittorio Del Tufo.

Che cos'è un ponte se non un collegamento tra due estremi lontani in grado di creare un legame, un'unione, e che cos'è il ricordo delle Quattro giornate se non un ponte di parole capaci di dare solidità a una comunità, quella napoletana, che, se sopravvive da oltre duemila anni, è perché mantiene le radici nel passato e tiene lo sguardo rivolto al futuro? 

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