Ercolano, in mostra alla Reggia di Portici i reperti in legno sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio

La mostra nella porta d'accesso del “Miglio d'oro

Ercolano, in mostra alla Reggia di Portici i reperti in legno sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio
Ercolano, in mostra alla Reggia di Portici i reperti in legno sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio
di Alessio Liberini
Martedì 13 Dicembre 2022, 22:20
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Dai resti eccezionali di un’imbarcazione, scoperta solo negli anni Novanta dell’ultimo secolo, passando per i manufatti delle tecniche di lavorazione del legno, fino ad una culla e persino delle statuette rappresentanti le divinità venerate per proteggere la domus. «Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano» è questo il nome dell’esposizione, visitabile fino al 31 dicembre 2023, che esalta l’inestimabile valore, storico e culturale, dei reperti in legno che rendono unico il Parco Archeologico di Ercolano.

Sono 120 gli 𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗹𝗲𝗴𝗻𝗼, sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio, recuperati dall’antica città di Herculaneum che da domani, 14 dicembre, saranno in mostra all’interno degli spazi della Reggia di Portici, sede del Dipartimento di Agraria dell'Università Federico II di Napoli. 

La mostra - nata dalla collaborazione tra il sito Unesco con la Città Metropolitana di Napoli, il Dipartimento di Agraria e il Musa (Centro Museale Reggia di Portici) dell'Università degli Studi di Napoli Federico Il – è curata dal direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano e dall'archeologa Stefania Siano.

«Si tratta di materiali unici al mondo – racconta il direttore del Parco, Francesco Sirano – dei ritrovamenti eccezionali perché solitamente in uno scavo archeologico, dopo un’eruzione vulcanica, non ci si aspetterebbe di ritrovare il legno. Abbiamo scelto di utilizzare i nostri materiali, mettendoli al servizio della comunità, per valorizzare dei siti che, pur essendo importantissimi, non sono così conosciuti come il Parco Archeologico di Ercolano»

Ecco perché la mostra si trova locata in quella che è, a tutti gli effetti, la porta d'accesso del “Miglio d'oro”. Proprio qui, nella settecentesca residenza estiva della famiglia reale borbonica, nasceva l’Herculanense Museum: uno dei primi musei archeologici del mondo, nonché meta privilegiata per i viaggiatori, provenienti da ogni dove, del Grand Tour.

«Siamo in un edificio che già da solo meriterebbe una visita – precisa Sirano – noi portiamo quindi un valore aggiunto in una zona densissima di valori culturali che meritano di essere conosciuti.

In primis dagli stessi residenti del luogo, che spesso non li conoscono, e poi sicuramente anche dai turisti per fargli scoprire la bellezza che circonda il Parco Archeologico di Ercolano: è tutto parte di una stessa storia». 

Il percorso della mostra, prodotta dal Parco archeologico di Ercolano con l'affiancamento del Packard Humanities Institute, potrà essere visitato con un biglietto del costo di 5 euro o attraverso uno speciale ticket integrato - di 15 euro - della durata di tre giorni con il quale si potrà accedere, oltre all’esposizione, anche alla Reggia di Portici, l’adiacente Orto botanico e il Parco Archeologico di Ercolano.

«Quando pensiamo all’antichità – osserva l’archeologa Stefania Siano - spesso pensiamo al marmo o altri materiali ma le abitazioni romane erano ricche di mobili in legno e ad Ercolano abbiamo le tracce di questo. In questa mostra siamo riusciti quindi a restituire il complesso di oggetti di straordinaria ordinarietà, eccezionalmente conservati».

L’esposizione, divisa in diverse sale, offre inoltre una connessione tra antico e moderno: ad ogni reperto corrisponde infatti un apposito QR code che rimanda sul proprio smartphone le informazioni e tutto ciò che c’è da sapere sull’oggetto osservato.

«Abbiamo voluto creare un dialogo tra l’antico e il contemporaneo – evidenzia la curatrice Siano – Poi c’è anche il coinvolgimento di Hebanon che ci ha fornito degli strumenti di lavoro in legno dell’Ottocento i quali dialogano perfettamente con quelli antichi che si trovano esposti dall’altro lato della sala».

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La conversazione, tra passato e futuro, è anche rappresentata dalla stessa residenza reale posta alle pendici del Vesuvio. «La Reggia di Portici – ha spiegato il sindaco della Città Metropolitana di Napoli, Gaetano Manfredi, a margine dell’odierna presentazione della mostra a cui hanno preso parte, tra i vari, anche il primo cittadino di Ercolano, Ciro Buonajuto, il Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Matteo Lorito, il direttore del Dipartimento di Agraria dell'Ateneo federiciano, Danilo Ercolini e il direttore del Musa, Stefano Mazzoleni – oltre alla sua storia, ha anche un uso contemporaneo all'avanguardia perché è sede del Dipartimento di Agraria, un luogo di ricerca e di memoria ma anche un luogo di futuro».

Per il rettore federiciano, Matteo Lorito, la mostra rappresenta difatti «un contenuto unico in un contenitore straordinario da visitare».  «Il Dipartimento di Agraria – sottolinea Lorito – è uno dei più antichi al mondo, nonché un luogo di eccellenza scientifica riconosciuta da classifiche internazionali, riuscendo a fare didattica e anche divulgazione della cultura tutto insieme in un luogo meraviglioso».

La mostra ricade per giunta con il 150esimo anniversario della fondazione della Scuola agraria di Portici. «Un evento molto importante – chiarisce il direttore di Dipartimento, Danilo Ercolini – che verrà celebrato il prossimo 9 gennaio 2023, nel giorno dell’anniversario dell’inaugurazione della Scuola di agraria vesuviana che aprì i battenti nel 1873. Quest’esposizione difatti è l’emblema delle tante facce di questo luogo nel tempo. Nato come scuola di agraria è diventato oggi il principale ente nella formazione nel campo delle scienze agrarie non solo in Italia ma anche a livello mondiale. Qui, con le nostre attività di ricerca, si risponde alle sfide globali per il pianeta come la sostenibilità, l’aumento della produttività nel rispetto dell’ambiente e l’implementazione di sistemi di qualità sostenibili delle produzioni alimentari».  

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