Napoli contemporanea, ecco il piano per l'arte del Comune di Napoli

Nasce il polo del contemporaneo diffuso tra Pan, Casina Pompeiana e gli ipogei di piazza Plebiscito

Napoli va alla sfida del contemporaneo
Napoli va alla sfida ​del contemporaneo
di Giovanni Chianelli
Giovedì 11 Maggio 2023, 10:10 - Ultimo agg. 12 Maggio, 18:00
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Era dai tempi di Bassolino sindaco che Napoli non proponeva una programmazione sul fronte dell'arte contemporanea. Ci prova ora il sindaco Manfredi che ieri ha varato «Napoli contemporanea», programma - varato dall'amministrazione con l'Accademia di Belle Arti e il conservatorio San Pietro a Majella - di mostre, installazioni, iniziative artistiche e buoni propositi.

Come l'idea di trasformare in uno degli epicentri di un distretto culturale allargato il Pan, il Palazzo delle arti di Napoli, mai arrivato finora a trovare una sua identità, che da settembre di quest'anno all'autunno del 2024 sarà chiuso per lavori: «Insieme alla Casina Pompeiana in Villa Comunale, agli ipogei di piazza Plebiscito e la chiesa di San Giacomo agli Spagnoli nel palazzo del Comune il Pan formerà un polo del contemporaneo diffuso» spiega Vincenzo Trione, docente di Arte allo Iulm e consulente per l'arte del Comune, che ha ideato l'iniziativa. «Il Pan sarà trasformato in un museo dell'immagine, probabilmente il primo in Europa, specializzato in cinema, fotografia, digitale e un suo piano ospiterà una collezione permanente.

La Casina Pompeiana sarà la casa della performatività, gli ipogei daranno spazio a interventi site specific, la chiesa sarà utilizzata per le mostre».

Questa, dice Trione, è solo una delle due linee di «Napoli contemporanea», quella che si concretizzerà su tempi lunghi. L'altra direttrice invece già da giugno presenterà i primi frutti: si chiama «Open. L'arte in centro» ed è una rassegna che tra giugno e novembre promuove la collocazione di opere in aree pubbliche della città, «una rigenerazione urbana attraverso l'arte» dice Trione. La prima ha un sapore eduardiano: «Questi miei fantasmi», dello stilista sardo Antonio Marras, che dal 23 giugno accenderà il vicolo San Pietro a Majella e le rampe del Salvatore, stradina chiusa da anni, con lanterne decorate da ritagli di tessuti di alta moda; i brandelli di indumenti, uniti alle luci, creeranno suggestioni visive, fantasmagoriche appunto, mentre il giorno dell'inaugurazione lo stilista terrà da Foqus un workshop con 200 studenti dell'Accademia.

Sempre a giugno, il 28, sarà collocata in piazza Municipio la «Venere degli stracci» di Michelangelo Pistoletto: si tratta della versione in scala monumentale, alta dieci metri, dell'opera dell'artista piemontese, «volta a offrire un simbolo per una città dalla bellezza tanto straordinaria quanto conflittuale come Napoli», sottolinea ancora l'ideatore del programma.

A settembre protagonista sarà la rotonda Diaz con due sculture dello spezzino Gaetano Pesce: un abito di Pulcinella in tela bianca su una sottile struttura metallica alta 12 metri; di fronte un cuore, alto 5 metri. Entrambe le strutture saranno illuminate la notte. A novembre, alla chiesa di San Severo al Pendino, si troveranno accatastate sul pavimento delle campane antiche create da Claudio Parmiggiani, pittore e scultore emiliano.

Fa parte di questo ciclo l'opera di illuminotecnica del colonnato di San Francesco da Paola, recentemente ammirato dai tifosi nelle tonalità azzurre del Napoli campione d'Italia: è il disegno luci che Daria d'Antonio ha ideato per «È stata la mano di dio» di Paolo Sorrentino che verrà riproposto periodicamente.

In ultimo, è stata acquisita dall'amministrazione l'opera di Francesco Vezzoli ispirata alla leggenda del coccodrillo nelle prigioni del Maschio Angioino (dove sarà collocata) i cui sotterranei sono la location della presenza fiabesca del lucertolone. Prima dell'estate partirà anche una campagna fotografica a cura di Antonio Biasucci che guiderà un gruppo di giovani fotografi col compito di riprodurre un ritratto della città di oggi in riferimento alle varie municipalità, «compresa quella che burocraticamente non esiste ma che caratterizza Napoli da sempre, ovvero il mare» è la conclusione di Trione. 

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«Napoli contemporanea» è «il primo programma articolato per l'arte contemporanea in città. Prima c'erano stati solo interventi spot, ora finalmente abbiamo una pianificazione, a partire da un biennio», sostiene Sergio Locoratolo, coordinatore delle deleghe alla Cultura della giunta e altro responsabile dell'iniziativa. «Non useremo più», è la promessa, «gli spazi come meri contenitori: da adesso ogni bene culturale come i castelli cittadini, il complesso di San Domenico maggiore, la casina pompeiana e il Pan avranno una loro specificità. Ci stiamo muovendo per accelerare il protocollo di riapertura della chiesa di San Giacomo che si trova nel palazzo municipale: tramite un accordo con l'arciconfraternita che la governa ci saranno ambienti a disposizioni per esposizioni e convegni sull'arte contemporanea». I costi? Il budget? Locoratolo ha detto che proprio dall'entità del finanziamento, per ora a singhiozzo, dipenderà la velocità delle operazioni principali, su tutte la ristrutturazione del Pan. 

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