Alluvione Emilia Romagna, Lorenza Iannacci e il recupero dei libri: «Abbiamo inserito tutto in celle frigo a -25°»

La direttrice dell’Archivio di Stato di Modena: «I volumi rappresentano il Dna di questi luoghi»

Volontari al lavoro a Faenza dopo l'alluvione del 25 maggio 2023
Volontari al lavoro a Faenza dopo l'alluvione del 25 maggio 2023
di Laura Larcan
Mercoledì 28 Giugno 2023, 11:33 - Ultimo agg. 29 Giugno, 07:22
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«Le scaffalature collassate, i faldoni confusamente ammassati, le singole carte che galleggiavano sulla superficie melmosa dell’acqua, fango ovunque, l’aria irrespirabile...». Lorenza Iannacci si porterà dietro nella memoria questa immagine, per tutta la vita.

Parla da studiosa archivista e paleografa, ma soprattutto da direttrice dell’Archivio di Stato di Modena. È stata da subito impegnata in prima linea per il recupero di archivi e biblioteche nelle zone devastate dalle alluvioni, in Emilia Romagna. Classe ‘80, originaria di Pescara, sposata, una vita per lo studio dei documenti secolari, s’è ritrovata catapultata nel pieno di un’emergenza imponderabile. «Ricordo quando ho visitato uno degli archivi comunali a poche ore dall’alluvione. Cosa ho pensato? Ecco la rappresentazione plastica della distruzione della memoria di una comunità». Ma in questa fase tutto sembra turbarla: «I danni alla documentazione contemporanea, per l’importanza che riveste per la certificazione e la tutela dei diritti delle persone, e la perdita di libri e documenti antichi, per il loro pregio e la rarità».

Lorenza Iannacci

CORSA CONTRO IL TEMPO

A 42 anni è considerata la “signora dei libri” delle zone travolte dal disastro. Anche perché in queste ore è a disposizione dell’Unità di coordinamento crisi regionale (UCCR) del Ministero della Cultura. È una corsa contro il tempo, soprattutto nei confronti di beni fragili e delicati. «I danni sono parecchio estesi, in particolare nel mio settore, perché la carta dei documenti e dei libri per sua natura subisce più di altri materiali l’attacco dell’acqua e del fango, con il rischio di rapido degrado dovuto a muffe e funghi». Parliamo di un patrimonio enorme, con cui forse l’opinione pubblica ha poca dimestichezza. Lorenza Iannacci si sforza di spiegarne l’entità, fatica a condensare l’enorme valore. Pesa le parole, per cercare di dare dignità ad un tesoro preziosissimo e in serio pericolo: «Dagli antichi statuti comunali agli incunaboli, ossia i primi libri a stampa, ai volumi del Cinquecento, dai registri seicenteschi delle congregazioni religiose ed opere pie, che raccontano la storia delle comunità di assistenza e beneficenza, ai carteggi amministrativi, che attestano le attività degli enti e i rapporti con il territorio e i cittadini, alle raccolte librarie più recenti...».

Andrebbe avanti con l’elenco. E nella fatica quasi mentale di raccontare e spiegare, ha la forza di aggrapparsi anche a momenti di forte commozione: «Ogni giorno, oramai, mi commuovo: quando vedo e sento la dedizione dei tanti colleghi che lavorano instancabilmente, e in condizioni molto difficoltose, per tentare il salvataggio di archivi e biblioteche. Mi hanno intenerito le parole di una collega che ha confessato di accarezzare i documenti prima del conferimento nelle celle frigorifere». E se uno le chiede di descriversi nella sua attività impegnata a salvare il patrimonio, con le mani nel fango, stivali, caschetti protettivi, lei, Lorenza Iannacci, sorride: «Ecco, si immagini una via di mezzo tra i Monuments man dell’omonimo film e The Rescue». Le operazioni di intervento coordinate dall’Unità di crisi sono costanti, le giornate non finiscono mai: «Abbiamo due poli principali di intervento. Da un lato le attività di gestione e organizzazione, fondamentali per la buona riuscita degli interventi nei cantieri e per programmare e pianificare le fasi successive all’emergenza. Dall’altro il lavoro sul campo, nei cantieri, dove operano le colleghe e i colleghi da tutta Italia. Archivisti, restauratori, bibliotecari...in stretta collaborazione con i Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale».

LE ECCELLENZE

Le operazioni di restauro inizieranno al più presto, ma prima bisogna recuperare e mettere in sicurezza. «Per archivi e biblioteche la soluzione più efficace è il congelamento in celle frigorifere a -25 gradi, per bloccare l’avanzata degli agenti fungini. Arriverà poi il momento dei restauri. In Italia e in particolare in Emilia Romagna abbiamo delle eccellenze in questo senso: libri e documenti saranno sanificati e asciugati in appositi macchinari con il processo di liofilizzazione, si potrà poi procedere con il restauro dei pezzi e infine si dovrà riordinare e descrivere. Un lavoro che potenzialmente potrebbe durare anni». Servirà tempo per la messa in sicurezza di archivi e biblioteche, anche perché parliamo di chilometri lineari di carta. «Documenti e libri vanno spesso tirati fuori da luoghi angusti e senza ossigeno, selezionati, perché qualcosa inevitabilmente non potrà essere conservato, quando possibile sottoposti a un leggero lavaggio, inseriti in sacchetti di plastica e collocati nei bins, grandi contenitori industriali, per essere conferiti nelle celle frigorifere». Di due cose farà tesoro Lorenza Iannacci per il futuro del patrimonio: «Prevenzione e conoscenza. La prevenzione, aspetto fondamentale nella conservazione, che non annulla il rischio ma di certo può ridurlo. La conoscenza scientifica degli addetti ai lavori, ma anche la consapevolezza da parte della società civile che archivi e biblioteche sono un patrimonio di tutti e per tutti».

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