Giugliano: aveva intestate 630 auto usate dai Rom, napoletano arrestato

Indagini partite dai furti di rame sui binari

Il campo Rom a Giugliano
Il campo Rom a Giugliano
Mercoledì 17 Gennaio 2024, 17:39 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 11:49
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Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, i poliziotti del Compartimento Polizia Ferroviaria Campania hanno dato esecuzione ad un'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord che dispone la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di un napoletano di 47 anni.

Il destinatario della misura cautelare è gravemente indiziato dei reati di falso in atto pubblico con induzione in errore del pubblico ufficiale e  truffa aggravata ai danni dello Stato, reati commessi in concorso con persone da identificare, con più condotte reiterate tra il 2020 e il 2022.

Le indagini sono scaturite dalla particolare attenzione posta dalla Polfer nella repressione del fenomeno dei furti di rame subiti da Rete Ferroviaria Italiana.

Nell’ultimo filone di indagine i poliziotti hanno accertato come molti furti fossero riconducibili alla medesima banda di matrice Rom del Campo di in via Carrafiello in località “Ponte Riccio” di Giugliano: molte  delle autovetture utilizzate nei furti sono state infatti rintracciate proprio in quel campo rom. Dal successivo censimento delle autovetture presenti nei principali campi Rom della provincia di Napoli, è emerso poi che la maggior parte delle macchine utilizzate dai rom erano  intestate fittiziamente a terze persone, in particolare a una società dedita alla compravendita di autoveicoli, il cui amministratore unico e legale rappresentante è l’indagato, tratto in arresto.

Dai successivi accertamenti esperiti alla banca dati ACI è emerso che la società risultava essere intestataria di circa 600 veicoli. L’indagato non presentava dichiarazione dei redditi da 10 anni e annoverava numerosi precedenti di polizia, tra cui furti, truffe, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, falsità ideologica in atto pubblico.

Tutti gli elementi acquisiti supportavano l’ipotesi investigativa che dietro la sua società vi fosse l’attività illecita dell’intestazione fittizia delle autovetture. I successivi  accertamenti presso la sede della società hanno consentito di appurare infatti che presso quell’indirizzo non era presente alcun ufficio societario  e nessun parco auto. La società in sostanza era stata creata ad hoc per permettere alle persone che volevano servirsi di autovetture senza intestarsele di risparmiare anche sui costi del passaggio di proprietà e sulle imposte dovute.

Difatti, le società aventi partita iva finalizzata al commercio delle autovetture godono della possibilità di intestarsi i veicoli effettuando una “mini voltura” (il cosiddetto mini passaggio).  Il beneficio principale di questa procedura è l’esenzione dal pagamento dell’IPT (imposta provinciale di trascrizione), con un considerevole risparmio sui costi dell’operazione. Infatti se in media un passaggio di proprietà di una autovettura di media potenza si aggira sui 600,00 euro per la società il costo è di circa 120,00 euro.

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Inoltre tali veicoli non potrebbero  circolare se non con targa prova, mentre in realtà circolavano con targhe ordinarie e per finalità non  certo ricollegabili alla futura vendita. Che il tutto sia stato abilmente pianificato è stato ulteriormente dimostrato sentendo gli ex proprietari delle autovetture che hanno confermato che le macchine venivano acquistate in contanti dai proprietari ma intestate all’indagato che sfruttava i benefici della società.

Ieri mattina il destinatario è stato rintracciato dai poliziotti presso la sua abitazione in Sant’Antimo e, in esecuzione della misura cautelare, associato presso il carcere di Poggioreale. In ordinanza inoltre il Gip ha disposto il sequestro preventivo dei 630 veicoli intestati alla società. Sono in corso ulteriori indagini per individuare i complici dell’uomo.

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