La vita è fatta di scelte, e dalle scelte si comprendono le intenzioni di chi le prende: se chi gestisce una biblioteca pubblica, per fare spazio sugli scaffali, decide di gettare via il “Diario di Anna Frank” e di mantenere un volume dal titolo “Lo Swatch da collezione”, manda un messaggio preciso; se la stessa biblioteca ritiene di mandare al macero l’unica copia disponibile del secondo tomo delle commedie del premio Nobel Dario Fo, ma di conservare “I segreti della nuova televisione a colori” pubblicato nel 1970, dice molto delle proprie valutazioni; se utilizza lo spazio per preservare “Ufo perché” (Faenza editore, 1974) ma ritiene superflui i capolavori di Dickens, Melville, Proust, Molnar, traccia un quadro puntuale della visione della propria missione.
La questione riguarda la biblioteca comunale di Soccavo che ha deciso di liberarsi di 657 libri, ufficialmente per fare spazio e per offrire nuove possibilità ai fruitori. La notizia, riportata ieri dal nostro giornale, ha suscitato scalpore e ha generato un’impennata delle richieste di presa in carico di quei volumi che la municipalità ha deciso di offrire a chiunque sia interessato, prima di mandarli al macero. Sono una ventina le richieste già pervenute «compresa una da una scuola del nord Italia», spiega il presidente municipale, Andrea Saggiomo, intervenendo sulla vicenda.
Saggiomo, per difendere la scelta dei suoi dirigenti, spiega con vigore che «nessuna grande opera della letteratura è stata cancellata dalla biblioteca, sono state dismesse solo le doppie copie dei libri.
Insomma, la questione della tutela garantita ai lettori di Soccavo, perché esistono altre copie dei grandi classici pronte ad essere prestate, non sarebbe del tutto rispondente al vero, almeno secondo la consultazione online della disponibilità di libri di quella biblioteca che abbiamo eseguito alle 18.30 della giornata di ieri.
«Lo scarto nelle biblioteche di pubblica lettura è indispensabile ed è regolato da un quadro normativo molto preciso e vincolante a tutela del patrimonio librario», ha spiegato con una nota Andrea Mazzucchi, consigliere delegato del sindaco alle biblioteche. Poi ha proseguito: «Il problema principale è la disaffezione verso la lettura, un’emergenza su cui questa amministrazione sta lavorando con impegno su più fronti, favorendo la trasformazione in presidi culturali e in strumenti di inclusione sociale le biblioteche comunali, attivando una casa della pubblica lettura a San Domenico Maggiore, che mira a portare in città i più avanzati modelli europei, attivando per la prima volta il Patto per la lettura, promuovendo la tre giorni “Napoli città che legge” e collaborando, tra gli altri, con il Premio Napoli per attività di promozione della lettura, che però non si limitino a rimarcare retoricamente l’importanza del leggere, ma individuino strategie nuove che, in sinergia con le nuove tecnologie, siano in grado di promuovere la lettura come valore riconosciuto e condiviso in grado di influenzare positivamente la qualità della vita individuale e collettiva».