Barra, i cittadini scrivono alla Procura: «L'ex campo rom va bonificato, rischio per le falde acquifere»

Barra, i cittadini scrivono alla Procura: «L'ex campo rom va bonificato, rischio per le falde acquifere»
di Antonio Folle
Sabato 30 Ottobre 2021, 16:34
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I residenti di Barra tornano a far sentire la loro voce contro lo scandalo dell'ex campo rom di via Mastellone. Nelle scorse ore il comitato "Bonifica campo rom di via Mastellone e Decoro Ambientale" ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica, chiedendo interventi urgenti sull'area che, a distanza di due mesi, è ancora soggetta a micro-incendi e "fumarole" che si sollevano dalla montagna di rifiuti che giaccono accatastati dopo il maxi rogo dello scorso agosto. Una richiesta di intervento, quella dei cittadini, che arriva dopo una serie di richieste analoghe avanzate a Municipalità e Comune che non sono mai state prese in considerazione. Ad oggi, infatti, l'area risulta essere ancora sotto sequestro giudiziario e solo quando saranno rimossi i sigilli si potrà intervenire per la bonifica del sito.

 

Sito che, lo hanno spiegato i cittadini, si trova a poche decine di metri dalle falde acquifere che servono all'irrigazione dei campi coltivati della  zona.

Le acque sotterranee, è il timore del comitato, rischiano di essere inquinate dall'enorme quantità di percolato che si sta liberando dalla discarica e che sta letteralmente impregnando il terreno. Al problema del rischio inquinamento delle falde acquifere, inoltre, si aggiunge il problema della vicinanza di case, scuole e, a non molta distanza in linea d'aria, dell'ospedale del Mare. Siti che dovrebbero essere preservati ma che, invece, continuano a "vivere" a stretto contatto con uno dei più grandi disastri ambientali che interessano l'area orientale della città. 

L'ex campo rom di via Mastellone si candida ad essere la Chernobyl di Napoli. Da quando i circa 200 nomadi che vivevano nel campo sono stati sgomberati i residenti hanno compiuto diversi sopralluoghi, raccogliendo una enorme quantità di materiale fotografico e di video inoltrati, per conoscenza, alle istituzioni ed alle forze dell'ordine. Tra le baracche abbandonate giacciono grandi quantità di pneumatici - evidentemente pronti ad essere dati alle fiamme - rifiuti speciali, guaine carbonizzate e, soprattutto, un gran numero di carcasse di auto e scooter di probabile provenienza furtiva. Lo stato attuale dell'area testimonia come, da ormai diversi anni, in questa zona sfortunata di Napoli venissero perpetrati veri e propri attentati all'ambiente ed alla salute pubblica. Più volte nel corso degli anni i cittadini avevano segnalato le attività illegali che si compivano all'interno di quel campo nomadi. Lo stato delle cose, però, è balzato all'evidenza della città solo dopo l'incendio che ha - paradossalmente - "aperto le porte" del campo di via Mastellone.

E non basta. Nonostante l'area sia formalmente sottoposta a sequestro, infatti, i residenti della zona segnalano che da ormai molti giorni di notte gruppi di persone si introducono all'interno del campo a caccia di materiali ferrosi da rivendere sul sempre florido mercato nero del ferro. 

«Noi cittadini - ha spiegato Ciro Borrelli, presidente del Comitato Bonifica campo rom di via Mastellone e Decoro Ambientale - siamo preoccupati perchè in quella zona, a circa 12 metri nel sottosuolo, c'è una falda acquifera che serve ad irrigare campi e serre che si trovano nei dintorni. Con le piogge di questi giorni e con quelle che arriveranno naturalmente nel periodo invernale c'è il serio rischio che questi serbatoi naturali d'acqua vengano inquinati e che gli inquinanti finiscano direttamente nelle coltivazioni, con tutti i rischi che ne conseguono per la salute dei napoletani. Abbiamo scritto alla Procura fornendo le prove di un degrado che è indegno di una città civile, adesso aspettiamo fiduciosi che chi di dovere si decida a intervenire per riportare dignità in questa zona e per restiuire ai cittadini la tranquillità persa. Anche noi di Barra - continua Borrelli - siamo napoletani e chiediamo alle istituzioni di farci vivere dignitosamente, non come abitanti di una qualsiasi città del Terzo Mondo».

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