Geolier, ritorno da eroe a Secondigliano: «Hai vinto per tutti noi»

Festa grande al rione Gescal sulle note di “I p' me, tu p' te”

Il ritorno di Geolier a Secondigliano
Il ritorno di Geolier a Secondigliano
di Gennaro Di Biase
Lunedì 12 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16:41
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Non è neppure riuscito a scendere dal suo furgone bianco, Geolier. La folla in delirio al Rione Gescal era troppa. Più o meno seimila persone. La festa grande e fuochi d'artificio, ieri nel suo quartiere. Emanuele Palumbo è stato accolto come il «vero vincitore del Festival». Ma - inutile negarlo - la grande gioia è stata accompagnata anche da un sentimento di beffa. «Abbiamo speso circa 30mila euro in televoto, nel quartiere, tutto inutile». Tanti si sentono «scippati», come dopo un torto arbitrale subito dal Napoli. Hanno votato sempre, tutte le sere, cinque volte ciascuno come da regolamento, coi pollici incollati agli smartphone, ma il televoto non è servito: «Emanuele ha perso con il 60% delle preferenze popolari. Che cosa ci hanno fatto votare a fare? Ogni sms, poi, costava 51 centesimi», sbotta Nino Elefante.

Trombette da stadio, fuochi d'artificio, fumogeni. Geolier risponde col sorriso, in piedi, all'interno del furgone del suo entourage. La folla in delirio era tanta da mandare in tilt anche la circolazione. Un secondo posto che vale come il primo, dati alla mano. Il ritorno del giovane eroe del quartiere dalla competizione sanremese è stato salutato così. “I p' me, tu p' te” suona per tutto il pomeriggio, nel Rione, sotto casa della famiglia Palumbo. Emanuele arriva intorno alle 20, accolto come un vincitore, poi la serenata per gli amici del quartiere dal balcone di casa sua. «Per noi hai vinto già», lo slogan a lato della torta che gli ha dedicato il quartiere, addobbato a festa. Tanti i residenti che lo hanno celebrato, ieri, come se Geolier fosse Maradona. Qui non ci sono ritratti del nuovo Napoli, ma solo di D10s e di Emanuele Palumbo. Si è messo a piovere, come nel brano sanremese di Geolier, ma la festa è stata comunque enorme. «Il vero vincitore di Sanremo per noi viene dal Rione Gescal, tanto se vai sul palco dell'Ariston e puoi fare quello che vuoi hai vinto già - dice Fabio - Era la seconda volta che seguivo Sanremo. Lo avevo visto solo quando c'era stato Rocco Hunt, negli anni scorsi». Traffico in tilt totale, ieri sera. Nemmeno una pattuglia dei vigili in zona. Avrebbe fatto comodo. Una festa gioiosa ma anche rabbiosa, dicevamo. Il malcontento del rione si fonda su numeri ufficiali. «La beffa è che ci hanno accettato i pagamenti dei televoti dopo quasi 12 ore dalla vittoria di Angelina Mango - spiega la giovane Mara Esposito - Solo nel Rione Gescal, siamo 5mila abitanti.

Il televoto ci è costato circa 30mila euro in totale, se fate bene i conti. La verità è che Sanremo ha usato Geolier per la sua visibilità. Io non avevo mai visto il Festival, per esempio, prima di quest'anno. E come me tanti miei coetanei in tutta Italia. Le classifiche dicono che Emanuele è ascoltatissimo a Milano e a Roma». 

 

Geolier non è, ovviamente, Napoli. Confondere una persona con una città è una metafora zoppa. Emanuele Palumbo, però, ha stravinto il televoto, e rappresenta lo spirito di riscatto che una certa napoletanità condivide con le periferie d'Italia e con i teen-ager. Non era mai successo nella storia di Sanremo che un cantante arrivasse a ottenere il 60% di preferenze popolari. La non vittoria di Geolier fa vedere un nervo scoperto, mette a nudo il bug nel sistema del televoto di Sanremo degli ultimi anni: c'è, produce indotto per il Festival, ma non è decisivo. Torniamo alla notte della finale. I più coinvolti, nel canto, sono i bambini. Ballano, “girano p' Secondigliano” o “pensano a tutte le cose che ho fatto” con gli occhi da adulti, come se fossero tanti piccoli Geolier. Le magliette con il numero 4 e il tricolore fatte stampare nel Rione Gescal parlano chiaro: Geolier, da queste parti, non è una questione di musica, ma di appartenenza. Fabio, Giovanna Russano, Lucia e Marilena De Nunzio raccontano Emanuele: «Ha portato con sé a Sanremo 30 amici del Gescal. Stanno tutti là. Geolier ha affittato per loro una villa privata e gli ha pagato i biglietti per la serata finale all'Ariston». E poi i quattro raccontano che «I genitori e i fratelli di Emanuele, nonostante il successo del figlio, continuano a lavorare nella fabbrica di lampadari di Miano». La stessa cultura dell'umiltà e del lavoro della famiglia di Sinner, il prodigio del tennis mondiale di Sesto Pusteria. Siamo ai lati opposti d'Italia, ma l'umiltà e la cultura del lavoro sono tratti comuni da sottolineare tra due talenti italiani, così diversi nei modi, nell'aspetto e nei ruoli, ma uniti dai vent'anni, dalla dignità e dalla voglia di fare. Si dice che Geolier stia per «mettere su un campetto per i bambini nel Rione». Non solo il Gescal.

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Alla stazione metro di Piscinola, ieri mattina, andava in loop “I p' me, tu p' te”. Nei giorni scorsi, tre consiglieri comunali (Gennaro Demetrio Paipais, Luigi Musto e Fulvio Fucito) hanno firmato un ordine del giorno per premiare Geolier, attraverso l'istituzione lanciata anche dall'ex avvocato di Maradona Angelo Pisani di un nuovo Premio Megaride. «Geolier ha saputo reinterpretare la lingua napoletana in chiave moderna si legge nella proposta contribuendo a diffonderla e preservarla in ambito internazionale». E intanto è già arrivato l'invito del sindaco a Palazzo San Giacomo. 

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