Napoli, un ponte tra i due parchi: la svolta di Capodimonte

Passa al di sopra del Vallone San Rocco, unisce bosco e area tutelata delle “Colline”

Il ponte sul Vallone San Rocco che verrà inaugurato tra una settimana
Il ponte sul Vallone San Rocco che verrà inaugurato tra una settimana
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Venerdì 20 Ottobre 2023, 23:40 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 15:16
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Gli addetti sono al lavoro sugli ultimi dettagli: sabato prossimo, tra una settimana esatta, verrà inaugurato il ponte sul Vallone San Rocco che metterà in collegamento il bosco di Capodimonte con il Parco delle Colline. È un’opera dal grande valore simbolico, una struttura che annulla la separazione netta fra il bosco più amato dai napoletani, quello della Reggia di Capodimonte, e il parco meno conosciuto della città, quello «delle Colline» nel quale è ricompresa un’immensa area verde che parte proprio da Capodimonte e si allunga fino a raggiungere i Camaldoli.

Il ponte nasce da un’idea che il professor Bonavita, emerito della Federico II e presidente di Hermitage Capodimonte, ha presentato per la prima volta nel 1987. Il percorso per raggiungere la casa di cura è stretto e tortuoso, via Cupa delle Tozzole, una malmessa stradetta che mal si accorda con le necessità di soccorso legate a una struttura sanitaria. Meglio dotarsi di un percorso più agevole, superando il vallone San Rocco e collegando la clinica a via Miano: «Però volevo che quest’opera avesse anche un valore per la città, che fosse utile e condivisa con tutti i napoletani», il professor Bonavita spiega le origini del progetto che oggi è realtà. 

Il ponte ha una porzione centrale, destinata alle auto, e due percorsi laterali per pedoni e ciclisti: il salto sul rivolo del Vallone che scorre in basso è affascinante da osservare, anche se quell’acqua non è del tutto invitante.

La vegetazione circostante è vivace e aspra ma regala un’inconsueta incursione nella natura nel mezzo della periferia che è diventata città colma di cemento. 

 

L’opera è costata sette milioni di euro. Il progetto iniziale si fermava a due milioni ma è lievitato a dismisura. Tutti i costi sono stati sostenuti dalla Hermitage, la parte pubblica, Comune e Regione, ha affiancato il progetto sul piano burocratico senza versare un solo euro: «Mio genero dice che sono un visionario - sorride il professor Bonavita - perché ho stabilito che l’istituto non deve distribuire utili ai soci ma reinvestirli. E in questo caso sono serviti a generare l’avventura di un ponte che ha congiunto i due parchi naturali e ha dato al tempo stesso un nuovo accesso pedonale e carrabile all’Istituto».

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Bonavita ha novant’anni, si corruccia quando spiega che non avrà un successore all’Hermitage, ma sfodera il sorriso dolce del papà fiero quando parla delle due figlie che probabilmente non prenderanno il suo posto ma hanno avuto carriere da incorniciare «una è magistrato, l’altra è ordinaria di neurologia alla Vanvitelli, due donne straordinarie». 

La vicenda del ponte, ideato nel 1987, ha preso ufficialmente il via nel 2013: «Un’attesa di 10 anni è un tempo troppo lungo che solo la tenace perseveranza nel realizzare un progetto visionario ha portato ad un esito positivo - sorride Bonavita che insiste - oltre all’utilità per l’Hermitage e per i cittadini che hanno un collegamento con il Parco delle Colline, questa struttura ha anche un’altra forza intrinseca: è l’esempio di una revisione urbanistica possibile, a dispetto delle difficoltà». 

Una zona alle porte del ponte disegnato dall’architetto Antonio Farina sarà data in concessione all’Ente Parco delle Colline: «Sarà un luogo nel quale accogliere tutti i napoletani, a partire dalle scolaresche, per raccontare il Parco e spiegare cose significa la tutela del verde - sorride Francesco Schioppa, responsabile tecnico dell’Ente - abbiamo seguito e sostenuto quest’iniziativa perché ha un grande valore anche simbolico: il verde della città, adesso, è unito anche fisicamente».

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