Caso Fortuna, l'imputato in aula
accusa ex compagna: «È stata lei»

Caso Fortuna, l'imputato in aula accusa ex compagna: «È stata lei»
Martedì 10 Gennaio 2017, 14:43 - Ultimo agg. 11 Gennaio, 13:00
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Punta l'indice contro la sua ex compagna Raimondo Caputo, detto Titò, accusato dell'omicidio della piccola Fortuna Loffredo avvenuto nel 2014 al Parco Verde di Caivano. L'imputato nel corso di dichiarazioni spontanee, al termine dell'udienza davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Napoli, ha ribadito una tesi già sostenuta nel corso dell' incidente probatorio: cioè che a lanciare nel vuoto la piccola Fortuna Loffredo sarebbe stata la sua ex compagna Marianna Fabozzi, che in questo processo è accusata solo di concorso in abusi sessuali commessi da Caputo. «Mi trovavo in strada e stavo mangiando una pizzetta quando Fortuna è precipitata. Ho preso l'ascensore e sono salito al settimo piano: a casa c'erano Marianna e la figlia, e Marianna aveva tra le mani la bicicletta di Fortuna», ha detto l'imputato in una dichiarazione apparsa a tratti molto confusa. Il processo riprenderà mercoledì 18 gennaio con l' interrogatorio di numerosi testimoni.

Marianna Fabozzi ha ascoltato in silenzio le accuse che le ha rivolto il suo ex compagno, senza reagire né tradire alcuna emozione. Le dichiarazioni spontanee di Titò a conclusione di una udienza durante la quale hanno testimoniato, tra gli altri, alcuni familiari della vittima (i nonni materni e una zia) e il soccorritore che raccolse da terra la bimba esanime e, insieme con una donna del rione, la portò in ospedale dove Chicca - come veniva chiamata Fortuna - morì poco dopo il ricovero. Salvatore Mucci, che abita nello stesso edificio (e che in seguito è stato arrestato con l'accusa di abusi sessuali su un'altra minore) ha ricordato di essersi precipitato in strada: «Era faccia in giù, era ancora viva», ha detto. I testimoni hanno risposto alle domande dei pm Domenico Airoma e Claudia Maone, dei legali degli imputati e delle parti civili, del presidente Alfonso Barbarano e del giudice a latere Annalisa De Tollis.

La neuropsichiatra infantile Carmelinda Falco ha ricordato di aver seguito insieme cin le sue colleghe la bimba in seguito alla richiesta della scuola, dove Fortuna aveva manifestato difficoltà di apprendimento e condotte «ipercinetiche». Sintomi sicuramente indicatori di un disagio ma che potevano essere attribuiti ad una serie di fattori e non esclusivamente ad abusi sessuali, che saranno accertati solo dopo la morte della bambina. La madre di Chicca - ha sottolineato la testimone - non face accenno a episodi di violenza di alcun tipo, compresi i litigi con il nuovo compagno avvenuti alla presenza della figlia. Maddalena Guardato, zia di Chicca, ha riferito che «affrontò» Marianna Fabozzi dopo aver appreso che quest'ultima aveva fornito versioni contrastanti agli inquirenti (in un primo tempo sostenne che stava a casa sua a giocare fino a poco prima della caduta, successivamente che se n'era andata perché voleva cambiarsi la scarpe che le andavano strette): a lei Marianna avrebbe detto che Chicca era stata buttata giù senza però rivelare chi fosse l'assassino.

Il processo riprenderà il 18 gennaio. L'udienza successiva è fissata per martedì 24.

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