Consiglio comunale di Napoli, no al documento unitario e de Magistris rilancia: «Se mi sfiduciate mi candido alle regionali»

Consiglio comunale di Napoli, no al documento unitario e de Magistris rilancia: «Se mi sfiduciate mi candido alle regionali»
di Luigi Roano
Martedì 26 Maggio 2020, 10:00 - Ultimo agg. 12:38
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Undici ore di discussione per cercare di approvare un documento unitario - quasi un patto tra maggioranza e opposizioni sul fronte anticrisi - andate in fumo dopo un intervento di Salvatore Pace, fedelissimo del sindaco Luigi de Magistris, che ha bocciato lo stesso documento sul più bello quando erano tutti, ma proprio tutti d'accordo. Ha cercato di metterci una pezza l'ex pm - al quale quel documento non faceva fare salti di gioia - spiegando però che la cosa buona «era l'unità del Consiglio». Ma Vincenzo Moretto della Lega, che quel documento lo aveva condiviso, si è sentito offeso dalle parole di Pace che ha definito il documento «incomprensibile e scritto male» e ha lasciato il Consiglio portandosi dietro tutta l'opposizione e facendo mancare il numero legale. Un pasticcio per il quale rimane appesa anche la delibera per finanziare il Parco della Marinella. E che evidenzia come de Magistris non abbia più una maggioranza: quelli di Iv - il gruppo dei renziani costituitosi proprio ieri - hanno lanciato il primo messaggio abbandonando il Consiglio. Come dire che un conto è essere responsabili altra cosa è caricarsi anche delle irresponsabilità che provengono dagli stessi consiglieri di maggioranza. Eppure la solennità della Sala dei Baroni per il primo Consiglio comunale dal vivo della Fase 2, quelle mascherine indossate da sindaco, assessori, consiglieri e dipendenti di Palazzo San Giacomo - e qualcuno anche i guanti - e la misurazione della temperatura con il termoscanner stavano lì a dimostrare quanto il momento fosse delicato. Insomma, de Magistris avrà di che lavorare e soprattutto interrogarsi. Il 3 giugno si ritorna in Aula e quelli delle opposizioni - in particolare Pd, Iv e anche se più defilato il M5s - non chiudono la porta alla riformulazione di un documento unitario addirittura più politico per cercare di arrivare almeno a dopo le regionali. Mentre dal centrodestra la voglia di sfiducia e di raccogliere le firme per far sciogliere il Comune sale.

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Il sindaco fiuta l'aria ed esce allo scoperto, perché mentre i consiglieri faticosamente cercano di trovare la quadra sul documento, lui a Radio 1 fa una dichiarazione mica da ridere: «Con De Luca - dice in riferimento all'incontro con il governatore - non abbiamo parlato delle elezioni regionali. Gli ho detto: devo fare il sindaco per un altro anno, vediamo se riusciamo a cooperare per i nostri territori. Incontro proficuo e utile. Poi, se il Consiglio comunale mi sfiducia, a settembre mi candido alle regionali e vinco». Ed è sicuro che né il Pd e meno che mai il presidente della Regione vogliono il sindaco come controparte nel centrosinistra. De Magistris poi prende la parola in Aula e rilancia: «Chiedo che ci sia un lavoro istituzionale corretto nell'interesse della città. Sarebbe una bella pagina politica se riuscissimo a costruire un percorso che consenta di arrivare a fine legislatura perché in questo momento storico i napoletani chiedono a tutti noi il massimo impegno per la ripresa della città». E ancora: «Una ripartenza che - secondo de Magistris - non può prescindere da un patto che coinvolga le istituzioni, le categorie economiche e i cittadini perché Napoli può essere un laboratorio politico, istituzionale e umano». Dalla sponda Pd - che perde ben due consiglieri, Venanzoni e Quaglietta, che vanno nel gruppo La Città - con Aniello Esposito, il capogruppo, arrivano parole precise: «Chiedo al sindaco di ragionare su prospettive serie per le elezioni regionali e sulla città per l'anno prossimo, perché una sinistra divisa rischia di consegnare il governo della città alle destre». Sulla mozione di sfiducia del centrodestra racconta: «Mai firmerò una mozione delle destre, se la presentano tutte le opposizioni sarò il primo firmatario».

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