Coronavirus a Napoli, viaggio nella movida perduta tra baretti vuoti e locali in vendita

Coronavirus a Napoli, viaggio nella movida perduta tra baretti vuoti e locali in vendita
di Cristina Cennamo
Lunedì 27 Aprile 2020, 20:30 - Ultimo agg. 28 Aprile, 08:33
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Un sabato sera di primavera. Il tempo è bello, il clima è mite e la cosa più ovvia, per chi abita nella Città del Sole, è trascorrerlo all’aperto: in giro per baretti, a passeggio tra i Decumani, abbracciati in una piazza dove intanto suona una band.

Ma in tempi di Coronavirus, la Napoli della movida sembra un ricordo lontano, e le sue mecche come la Mela o l’Intra Moenia luoghi da visitare come siti archeologici in cui, di tanto in tanto, tornano alla luce suppellettili che ci ricordano il tempo che fu: una bottiglia di whiskey ancora a metà davanti all’ingresso del Bruttini, un’altra di vino rosso su un tavolino in legno a Banchi Nuovi, curiosamente a pochi passi dallo storico palazzo di «Questi fantasmi», locandine di spettacoli  nei locali delle cene spettacolo, sedie accatastate a piazza Bellini come a piazzetta Rodinò.
 

 

In quello che fino a poche settimane fa era il regno degli studenti, piazza San Domenico, nel sabato sera del Covid l’unico assembramento apprezzabile è quello di un numero non esiguo di animali di compagnia che si danno appuntamento con padroni al seguito, in un’atmosfera surreale. Perché il tempo, a Port’Alba come a via Scarlatti e a San Pasquale, sembra essersi fermato: a quel giorno in cui ci dissero che il virus avrebbe cambiato le nostre giornate, le nostre vite, il nostro lavoro.
 

Di tanto in tanto, camminando in una notte senza rumori, ci s’imbatte ancora nelle luci natalizie rimaste accese per dimenticanza e che in un sabato sera qualsiasi tornano ad illuminare largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, piazzetta Nilo e tanti altri dei luoghi che amavamo. Dove ora, sarà una coincidenza, spuntano cartelli che propongono cediture, fitti d’azienda, locazioni: a via Martucci come a via Bausan, sommessi segnali di chi forse non ce l’ha fatta.
 
 

Eppure, c’è ancora qualcuno del popolo della notte che trova il modo di far sentire la sua presenza, di far capire agli habitué di quei luoghi che la creatività non conosce quarantena. Li chiameremo, con Sergio Siano, i creativi della «Covid Art»: un universo parallelo di artisti di strada che anche in questo tempo hanno trovato il modo di esprimersi con una serie infinita e satirica di opere in carta affisse negli angoli delle strade un tempo più affollate: Rocco Siffredi che spiega “a modo suo” come tenere le distanze, mascherine anarchiche, aperitivi a base di Coca – Cola ed Amuchina, la Madonna con la mascherina che ci invita a tenere le distanze.

E la Napoli di notte, con questo nuovo vestito, appare ancora più bella e molti se ne accorgono. Ritorneremo, scrivono tutti, e finalmente sapremo apprezzarlo. Forse. 

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