Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale: è allarme a Napoli

L'Asl istituisce l'unità di crisi: bloccati i ricoveri

Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale: è allarme
Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale: è allarme
di Ettore Mautone
Giovedì 4 Gennaio 2024, 07:33 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 08:00
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Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale picchiano duro e la Campania è finita nelle ultime due settimane nella zona rossa nella mappa delle regioni stilata dall'Istituto superiore di Sanità. Un impatto che nel napoletano si sta riverberando sulle prime linee degli ospedali, complice anche la chiusura a singhiozzo degli studi dei medici di famiglia nei tanti giorni festivi e prefestivi di questo periodo dell'anno. Febbre alta, vomito, diarrea, bronchiti e anche le temibili polmoniti diventate frequenti più per l'influenza H1N1 che per il Covid e le bronchiolite che invece tormentano i bambini più piccoli e affollano interi reparti del Santobono. Non a caso il 50% dei 46 posti letto di pneumologia del Cardarelli sono attualmente occupati da pazienti con polmoniti che hanno avuto un esordio con una semplice influenza. Dalla mezzanotte del 1 gennaio alle 18 di ieri all'Ospedale del mare, al San Paolo e al Pellegrini si sono registrati in totale 1.415 accessi in urgenza di cui 43 in codice rosso, 317 in codice giallo di media gravità, 927 codici verdi e 125 bianchi a bassa o bassissima urgenza. Notevoli anche le difficoltà per le autoambulanze della rete 118 costrette a stazionare ore nei pronto soccorso prima di riuscire a ricoverare i pazienti e tornare nel circuito cittadino.

Abbastanza per spingere la Asl metropolitana a riunire ieri, d'urgenza, l'unità di crisi aziendale: blocco dei ricoveri, riapertura di un reparto ex Covid di Medicina da 40 posti letto all'Ospedale del mare (e day surgery al Pellegrini) potenziamento dell'assistenza domiciliare, attivazione della reperibilità del comparto (infermieri, Oss e tecnici) le prime misure adottate per fronteggiare l'ondata di piena di malati che ha congestionato l'attività dei pronto soccorso. Il culmine ieri pomeriggio. Le direttive della centrale del 118 prevedono invece che il paziente possa essere consegnato insieme alla barella del mezzo per poi recuperare la lettiga nella postazione di provenienza. Sistema contestato da Nessuno Tocchi Ippocrate per la possibilità di trovarsi impossibilitati a rispondere a una chiamata durante il tragitto di ritorno. 

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«Influenza e contagi da Covid hanno sovraccaricato le strutture - spiega il direttore generale Ciro Verdoliva - dobbiamo cercare di recuperare ogni posto disponibile per riportare la situazione sotto controllo. Non bisogna creare allarmi, la continuità assistenziale non è mani venuta meno e il lavoro procede con il supporto costante del Governo regionale e in coordinamento con le strutture territoriali». «Noi siamo pieni di pazienti Covid - dice Mario Guardino primario al Cto - poche polmoniti interstiziali ma tanti pazienti infettivi e con fratture, scompensi, e altre affezioni che si complicano. Molti ultra 80enni che vivono da soli cadono di notte e vengono qui con gravi sepsi. Molti casi di influenza non viste dalla medicina del territorio, soprattutto le guardie mediche». Un caso di meningite, uno di legionella e uno da pneumococco smistati al Cotugno. «Abbiamo un'ampia prevalenza di Covid ma a bassa intensità - spiega Giuseppe Fiorentino, direttore sanitario dell'Azienda dei Colli - mentre da noi per ora l'influenza è poco impattante». Intanto i medici di famiglia sono pronti a dare una mano per decongestionare i pronto soccorso: «Stiamo facendo centinaia di visite al giorno e gli studi sono pieni di fragili e cronici - spiegano Corrado Calamaro e Luigi Sparano della Fimmg - temevamo questo picco, il virus influenzale si è dimostrato persistente e il Covid non è più quello della prima ondata ma resta pericoloso per malati cronici». 

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