Crollo Riviera di Chiaia a Napoli: nove condanne e sette assoluzioni

Dieci anni dopo verdetto di primo grado per il disastro legato ai lavori nel sottosuolo

Il crollo Riviera di Chiaia
Il crollo Riviera di Chiaia
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 11 Dicembre 2023, 15:00 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 16:38
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Un difetto di costruzione nelle paratìe a 18 metri di profondità. È questa la probabile causa del crollo di un pezzo di via Riviera di Chiaia, che determinò a sua volta il crollo di Palazzo Guevara di Bovino, al civico 73. 

Nove condanne, sette assoluzioni, tre imputati deceduti. Dieci anni dopo il crollo - era il 4 marzo del 2013 - che tagliò in due la storica arteria di Chiaia, arriva la sentenza in primo grado per i presunti responsabili della gestione di lavori nella realizzazione della linea sei della Metropolitana, quella che avrebbe dovuto collegare la zona del lungomare-Villa comunale con piazzale Tecchio. Passa la linea dell'accusa, sostenuta dal pm Federica D'Amodio (aggiunto Simona Di Monte), sulla scorta di una consulenza firmata dai periti Augenti e Prezioso. Una ricostruzione che è andata a ritroso e che ha scavato nei rapporti che hanno visto legati il Comune di Napoli e la Ansaldo (prima concessionaria), che ha poi stipulato appalti con la Arco Mirelli Scarl e alla Trevi.  

Ad essere assolti, per non aver commesso il fatto, sia per l'accusa di disastro che di crollo ci sono i seguenti professionisti: Ciro De Luca (Arco Mirelli scarl), Giorgio Mormone (Arco Mirelli scarl), Angiolino Belizzi (Arco Mirelli), Ettore Sacco (progettista), Paolo Santangelo (Trevi), Luigi Nardacci (Trevi) e Vincenzo Scotti (Arco Mirelli scarl).

Condannati a due anni pena sospesa per disastro colposo Giuseppe Annunziata (direttore di Cantiere per Arco Mirelli), Federico Moccia (Ansaldo), Raffaele Imparato (responsabile unico del Comune), Angelo Ribecco (direttore dei lavori per Ansaldo), Antonio Liguori (Ansaldo), Mario Barbati (Arco Mirelli), Gabriele Santangelo (Trevi). 

Un anno e sei mesi invece per Stefano Aversa (esponente del comitato tecnico scientifico nominato dal Comune con compiti di consulenza) e Gino Zanchini (Trevi).  

 

Nel corso del processo sono deceduti Renato Sparacio, Vittorio Pagliarulo e Luigi Visconti.

Soddisfazione per la parte civile, a partire dalla società che gestiva l'edificio rimasto a lungo sventrato, rappresentata dal penalista Francesco Cedrangolo. 

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