Eav, nove dipendenti licenziati: i furbetti del cartellino incastrati dagli “007”

I funzionari si scambiavano il badge per far risultare la presenza in ufficio

La Circum a Porta Nolana
La Circum a Porta Nolana
di Francesco Gravetti
Venerdì 20 Ottobre 2023, 23:46 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 18:29
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Sono accusati di essersi scambiati i badge per marcare la loro presenza in ufficio: uno timbrava al posto dell’altro, un giro di favori reciproci che era arrivato a coinvolgere nove persone. Tutti dipendenti dell’Eav, tutti impiegati presso gli uffici di Porta Nolana. «Colletti bianchi» per i quale ora è arrivato il licenziamento. L’azienda che controlla Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania ha deciso, infatti, di mandare via i nove lavoratori, furbetti del cartellino, al termine di una istruttoria durata diversi mesi. Ieri la decisione della commissione di disciplina, che mette fine all’indagine interna ma, ovviamente, apre alla possibilità di un ricorso alla giustizia ordinaria. 

I nove licenziati erano stati già sospesi dal servizio oltre un anno fa, quando arrivò la prima contestazione. L’Eav, infatti, aveva assoldato un’agenzia investigativa per controllare che i propri dipendenti fossero effettivamente sul posto di lavoro e non facessero altro dopo aver timbrato. L’attività di intelligence degli 007 aveva già in passato prodotto risultati. Questa volta, gli investigatori si sono concentrati sugli impiegati del palazzo di corso Garibaldi, proprio di fronte al terminal di Porta Nolana dal quale partono i treni della Circumvesuviana. È qui che si sarebbe verificato il raggiro: nove di loro avrebbero stipulato un accordo per scambiarsi il cartellino marcatempo e fare in modo che una sola persona timbrasse anche per gli altri. Secondo quanto si apprende, ad essere scoperti sarebbero stati in dieci, poi la posizione di un dipendente sarebbe stata stralciata e alleggerita, anche in considerazione del fatto che la furbata per lui sarebbe avvenuta una sola volta. Per gli altri nove, invece, l’organizzazione sarebbe durata nel tempo: di qui la decisione di intervenire con una decisione drastica come il licenziamento. 

Prima, però, in Eav è stato aperto il procedimento disciplinare. Dopo la sospensione, i nove sono stati ascoltati: la governance ha voluto sentire le loro ragioni, è stato chiesto loro di difendersi. Pare che gli accusati abbiano spiegato che la timbratura «collettiva» servisse solo a ottimizzare i tempi, poiché dopo la presa di servizio in ufficio avrebbero dovuto allontanarsi per effettuare vari sopralluoghi sulla rete ferroviaria. Non una truffa, dunque, ma una procedura poco ortodossa che non inficiava la normale attività lavorativa. Riscontri e verifiche, però, hanno indotto l’azienda a passare al licenziamento: una decisione clamorosa, soprattutto se consideriamo che riguarda ben nove persone.

A maggio del 2022, un dipendente fu licenziato con l’accusa di aver aggredito un dirigente. Per quell’episodio ci furono polemiche e interventi da parte dei sindacati, poi il lavoratore licenziato ha stipulato un accordo con Eav che ha evitato ulteriori strascichi giudiziari. A fine luglio del 2022, invece, altri due dipendenti furono scoperti, sempre dall’agenzia investigativa, a falsificare i cartellini per dichiarare prestazioni di lavoro straordinario mai effettuate. Uno dei due dipendenti ammise il fatto e chiese di essere sanzionato senza essere mandato via, ma per l’altro scattò invece il licenziamento. Mai, però, era accaduto che la punizione più dura arrivasse per nove colletti bianchi. I lavoratori, ora, potranno adire le vie legali per ottenere la riabilitazione: possono impugnare il provvedimento di licenziamento davanti a un giudice del Tribunale del lavoro e contestare la decisione dell’azienda.

Gli stessi sindacati potrebbero intervenire per tutelare i dipendenti, come peraltro è, in parte, già avvenuto nel corso del procedimento disciplinare dei mesi scorsi. 

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L’iter, insomma, è ancora lungo e peraltro arriva proprio mentre lo stesso presidente di Eav, Umberto De Gregorio, sarebbe finito sotto la lente di ingrandimento della Guardia di finanza che sta facendo chiarezza su alcuni incarichi che lo riguardano. Alcuni fanno riferimento a prima che lui assumesse la presidenza dell’azienda di trasporti, altri sarebbero recenti: «Non sono né ricercato, né indagato. Ho fiducia nella magistratura», ha detto lui sui social, spiegando di sentirsi tranquillo.

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