Michele di Bari prefetto di Napoli: «Qui girano troppe armi, stretta su 200 permessi»

«Napoli è una città ricettiva, ricca di turisti, che deve imparare a fare leva sul suo patrimonio storico»

Il prefetto Michele di Bari
Il prefetto Michele di Bari
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Venerdì 12 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20:00
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Non è stato fermo un giorno nella sua nuova esperienza napoletana. Ha affrontato la questione dei drappelli ospedalieri, delle vertenze più complesse legate al mondo del lavoro, ma si è anche immerso nel corpo antico di Napoli, per le vie dei monumenti e del turismo, passando poi per una esperienza diretta a Caivano, dove ha avuto modo di conoscere «una comunità fervente da un punto di vista spirituale e unita attorno alla persona di don Patriciello». Eccolo il prefetto Michele di Bari, da meno di un mese primo inquilino di Palazzo di governo, in una piazza destinata a cambiare nel giro dei prossimi mesi, tra progetti di restyling che dovrebbero riguardare - in una sorta di unicuum urbanistico - il colonnato della chiesa di San Francesco di Paola e la zona del San Carlo e della Galleria Umberto. 

 

Prefetto, partiamo dall'ultimo comitato, quello sulle armi: in cosa consiste?
«Martedì mattina si è tenuto un comitato per l'ordine pubblico, per fronteggiare la circolazione delle armi sul nostro territorio.

Ci siamo mossi da un report concernente, da un lato, le armi che circolano legalmente e dall'altro le azioni di contrasto effettuate dalle Forze dell'ordine per quelle detenute in modo illegale».

Le immagini di capodanno - con giovani, donne e adulti che impugnano pistole e sparano per festeggiare -, continuano a fare il giro del web: quali sono le risposte?
«Nel corso della riunione del comitato abbiamo esaminato il report richiesto. Ci sono dati significativi a proposito della circolazione di armi da sparo, sia quelle detenute legalmente, sia quelle sequestrate. Da questi punti ha preso le mosse la nostra stretta nel quadro delle disposizioni vigenti per ridurre, in linea generale, la circolazione delle armi, attraverso la fissazioni di paletti ben precisi che puntano ad arginare il fenomeno».

In che cosa consistono i paletti del prefetto?
«Qualche numero: sono circa 200 i divieti in relazione alla detenzione di armi. Un numero significativo, che evidenzia la necessità di imprimere una svolta, sia da un punto di vista amministrativo che sotto il profilo culturale».

Parliamo di rinnovi di porti di armi e di permessi a usare armi che sono stati bloccati, anche per contenere focalai di violenza estemporanei.
«Mi basta fare riferimento a qualche numero: sono circa 200 i divieti di detenzione armi adottati nel solo 2023. Un numero significativo, che evidenzia la necessità di imprimere una svolta, sia da un punto di vista amministrativo che sotto il profilo culturale».

Poi però ci sono le armi illegali, quelle che purtroppo trasformano la nostra città in una sorta di polveriera.
«Sono in corso le indagini delle forze dell'ordine, come emerge da sequestri e denunce messi a segno in questi anni, che risultano comunque in aumento rispetto agli anni passati».

Qual è la sua sensazione su Napoli a distanza di quasi un mese dal suo insediamento?
«Una città ricettiva, ricca di turisti, che deve imparare a fare leva sul suo patrimonio storico, sul suo appeal di grande capitale della cultura affacciata sul Mediterraneo».

Cosa l'ha colpita di più?
«Ho visto nei giorni festivi il muro umano in via Toledo o nella zona dei Decumani, ma anche tantissimi bar e ristoranti stracolmi. Un dinamismo importante sotto il profilo occupazionale, per i risvolti economici sul territorio».

In questi giorni, è entrato nel vivo dei fascicoli aperti dal suo predecessore, il prefetto Claudio Palomba. In cosa consiste la sua agenda?
«Partiamo da Galleria Umberto. Ragioniamo per cronoprogramma sul progetto di restyling. Il Comune di Napoli ha comunicato che, a breve, partiranno i lavori di ristrutturazione della pavimentazione, mentre quelli di recupero della volta sono già iniziati. A dicembre del 2024, secondo le indicazioni del Comune, ci saranno i cancelli su due delle quattro porte di ingresso, così da poter garantire una maggiore sicurezza. Proprio su questo punto sarà importante anche coinvolgere i privati per la riattivazione del servizio di vigilanza notturna, sul presupposto che il modello di sicurezza integrata appare vincente. Stesso modello di interventi per il colonnato di piazza del Plebiscito, con un impegno diretto anche da parte del Ministero dell'Interno, che assicura fondi Fec per le botteghe artigianali sotto i portici, mentre il Comune è impegnato per il rilancio dell'ipogeo».

Pochi giorni fa è andato a Caivano, qual è il suo giudizio?
«Il 31 dicembre ho partecipato alla messa celebrata a Caivano, invitato da padre Maurizio Patriciello e ho avuto modo di constatare l'esistenza di una comunità forte e unita attorno al proprio parroco. Sul fronte amministrativo, il governo ha ben operato, perché ha investito 52 milioni di euro per la riqualificazione dell'area. Il modello adottato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il coinvolgimento di numerosi Dicasteri (sport, famiglia, disabilitá, scuola, cultura, pubblica amministrazione, università e ricerca scientifica, interno) che crea le premesse per uno sviluppo duraturo. Un modello che potrebbe essere usato anche per altri spaccati metropolitani». 

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