Bagnoli, l'ordine dal carcere: «Videopoker in tutti i locali»

Il business delle scommesse clandestine gestito dal boss detenuto Alessandro Giannelli

Slot e scommesse clandestine, il business della camorra
Slot e scommesse clandestine, il business della camorra
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Domenica 6 Agosto 2023, 22:59 - Ultimo agg. 8 Agosto, 16:48
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«Ah, aspetta. C’è un’altra cosa... mi senti a me? Vedi che ora ti mando una persona... dobbiamo mettere i siti del gioco per tutte le parti... mettiamo i siti nostri... le giocate...». Parole fin troppo chiare da parte del boss detenuto che, dalla sua cella, cura i suoi affari con lo stesso piglio di un manager di una multinazionale. Capitolo “soldi del gioco”, ma non in modo generico. Qui si tratta di mettere i «siti del gioco da tutte le parti», per la precisione i «siti nostri». Parliamo di scommesse clandestine, videopoker e giochi d’azzardo. Ordini perentori da parte di Alessandro Giannelli, presunto boss di Fuorigrotta-Bagnoli, raggiunto qualche giorno fa da una misura cautelare firmata dal gip Finamore. Inchiesta condotta dalla dda di Napoli (pm Di Dona e Prisco), si legge nelle carte: «Chiaro è il riferimento alla gestione delle scommesse clandestine tramite i siti web».

È un filone investigativo tutto da esplorare. Al lavoro gli uomini della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, caccia ai locali in cui vengono allestiti i “giochi” che tanto interessano la camorra di Napoli ovest. Stando a quanto emerso fino a questo momento, si tratta di punti scommesse on line non autorizzate o comunque al di fuori dei circuiti assicurati dalle licenze. Impianti quasi sempre allestiti in sottoscala o nelle retrovie di bar e locali pubblici. Si gioca d’azzardo ed è tutto telematico. Ed è tutto rigorosamente controllato dalla camorra, che impone i punti di raccolta delle scommesse - sempre rigorosamente on line - come se fossero delle tessere di un mosaico più ampio. Inchiesta che vede al momento sotto accusa anche Marco Assalto, Ciro Cesare Di Giulio, Cristian Esposito, Renato Langella, Maurizio Quotidiano, Giovanni Ranavolo. 

Estorsioni e droga, gli asset economici da queste parti. Ma è chiaro che la gestione dei siti o dei giochi sta diventando un’altra voce in attivo. Cosa significa l’espressione «dobbiamo mettere i siti del gioco per tutte le parti»? È evidente la frizione con altri soggetti emergenti sul territorio di Napoli ovest, che hanno approfittato per imporre i propri interessi in un’area abbastanza dinamica sotto il profilo imprenditoriale. A partire dai videopoker da piazzare in bar, ristoranti e altri localini della movida sul versante occidentale.

Scommesse clandestine, droga, racket. Sono le attività su cui si confrontano bande che presidiano l’area occidentale, come appare evidente da quanto accaduto lo scorso giugno, in una domenica di inizio estate.

Ore cinque del pomeriggio, agguato all’esterno della galleria Laziale, siamo a Fuorigrotta. Dodici colpi esplosi da un gruppetto di giovanissimi. Hanno un’età media di venti anni, vengono dalla zona di via Cavalleggeri. Su di loro si sa molto, a partire dal loro principale obiettivo criminale. Puntano a colpire gli uomini che fanno capo a Vitale Troncone, boss storico di Fuorigrotta, una sorta di highlander della camorra, dal momento che è sopravvissuto ai killer che gli hanno riversato addosso messo caricatore. Ricordate? Dicembre del 2021, fuoco a distanza ravvicinata, assalto nel feudo del boss. Che viene colpito al volto, ma riesce a sopravvivere, tornando in circolazione dopo diversi mesi in ospedale. Uno scenario fluido, come apparso evidente anche da altri episodi che la cronaca di questi ultimi giorni ha fatto registrare. È della scorsa settimana l’allarme lanciato da un organismo sindacale di polizia penitenziaria a proposito di un episodio accaduto all’esterno del carcere di Poggioreale. In sintesi, alcuni giovanissimi hanno inscenato una serenata - a colpi di microfono e casse di amplificazione -, per Esposito junior, presunto emergente di Bagnoli. In cella sono finiti Umberto Arienzo e Imma Esposito, per aver aggredito gli agenti di polizia penitenziaria che avevano chiesto loro le generalità. Un episodio che basta da solo a mettere a fuoco stili e strategie di una camorra che da ovest punta al centro di Napoli.

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