Case, parte la caccia ai morosi: 28mila diffide spedite dal Comune di Napoli

Gli immobili pubblici sono 65.494, quasi la metà degli occupanti non è in regola con i pagamenti

Case del Comune, stretta sui morosi
Case del Comune, stretta sui morosi
di Luigi Roano
Lunedì 13 Febbraio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 19:30
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Arriva la stretta sui morosi, su chi occupa immobili del patrimonio immobiliare del Comune: ultimato l’invio di 28mila diffide «interruttive della prescrizione» che valgono 260 milioni. Nella sostanza le diffide salvano il credito almeno sulla carta. Considerato che il patrimonio immobiliare del Comune si compone di ben 65.494 cespiti, quasi la metà degli occupanti non è in regola con i pagamenti.

È il dato ufficiale che emerge al termine di una serie di riunioni svoltesi a Palazzo San Giacomo dalla task force che il Comune ha messo in piedi per cercare di fare chiarezza su quello che è un autentico bubbone nel bilancio di Palazzo San Giacomo, un buco di proporzioni molto considerevoli. Emerge da questa due diligence anche un altro dato. Ovvero che «la società NapoliServizi - ente di supporto del Comune per la gestione del patrimonio - ha rappresentato che le azioni giudiziarie promosse nel corso degli anni anche dal precedente gestore del patrimonio dell’ente hanno prodotto circa 6000 sentenze o altri titoli giudiziari che, allo stato, sono rimasti ineseguiti e le cui statuizioni non sono confluite nel predetto database». Insomma, il Comune dovrebbe mettere mano agli sfratti dei morosi ma non lo ha ancora fatto.

Almeno fino a oggi. 

Ma le cose stanno cambiando intano perché con la piattaforma unica regionale - questo il database a cui si riferisce la task force - ormai andata a regime, c’è finalmente a disposizione una anagrafe del patrimonio e di chi lo occupa. E in seconda battuta si può e si deve procedere all’incasso, e dove non si riesce a recuperare le somme, si deve procedere con gli sfratti per dare quelle case, o locali a non uso abitativo affittati a chi ne ha diritto e titolo in base alla graduatoria regionale. Cosa sta facendo Palazzo San Giacomo? Si sta organizzando con un approccio che parte dalle occupazioni a uso non abitativo di questi immobili. Perché mettere mano alle pendenze degli occupanti le case di Edilizia pubblica residenziale, cioè l’Erp, diffusa nei quartieri più poveri e difficili della città dove la mano dei clan pesa enon poco nella gestione delle case comunale è affare complesso. Palazzo San Giacomo non è che non lo farà, ma servono strumenti che sta mettendo a punto come per esempio le tre delibere con le quali sono stati varati provvedimenti per accompagnare chi deve essere sfrattato verso nuove soluzioni sostenendolo con alloggi temporanei e bonus fino a 5000 euro. 

La sostanza è che nel mirino ci sono finite per adesso una serie di associazioni, in totale una quarantina di cespiti. Un fascicolo aperto dalla task force sul quale ha acceso da tempo immemore i suoi riflettori anche la Corte dei Conti. Cespiti dislocati in più punti della città. Dalle Rampe Brancaccio a via Chiaia passando per Forcella, via Toledo Largo della Cittadinanza attiva e nella periferia nord. Su questi cespiti si stanno passando al setaccio tutti i contenziosi attivati e le sentenze. E naturalmente la qualità del titolo con il quale sono stati occupati o assegnati. Qual è il supporto della NapoliServizi agli uffici comunali? Lo chiarisce la stessa task force nell’ultima relazione, la partecipata del Comune «In materia di incassi, si occupa, rispettando pienamente le tempistiche contrattuali, della bollettazione all’utenza dei canoni, delle indennità e degli oneri accessori dovuti per legge, ivi compresi gli importi maturati a titolo di morosità, i cui relativi introiti vengono accreditati direttamente sui conti correnti dell’Ente. Allo stesso tempo la Società ha prestato, negli anni, particolare attenzione alla tutela dei crediti dell’Ente, inviando, periodiche e massive, lettere di diffida agli utenti morosi». L’ultima attività è stata ultimata a fine anno appunto con l’invio delle 28mila diffide. 

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Per il momento la questione dei circoli, delle sedi dei partiti e dei sindacati e altre fattispecie simili non è stata ancora toccata mentre invece il secondo passaggio dopo le associazioni dovrebbe toccare a quegli immobili sempre di uso non abitativo ma adibiti a negozi e affini. Sono 6188 e sono occupati da chi o non paga il canone, o da abusivi o da chi ha un titolo “pezzotto”. Quale rimedio sta mettendo in campo il Comune per questa tipologia di cespiti? Tutto scritto nel bilancio 2022 firmato dall’assessore competente Pier Paolo Baretta: «La valorizzazione del patrimonio immobiliare ad uso non abitativo sarà implementata attraverso procedure di affidamento ad evidenza pubblica per l’assegnazione di cespiti per finalità commerciali e per fini sociali e culturali. Riguardo agli immobili già assegnati si procederà ad adempiere alle istanze di voltura a favore degli aventi diritto anche attraverso il recupero delle istanze in attesa di definizione». Cosa significa? Che con l’anagrafe del patrimonio a disposizione, gli occupanti o si mettono in regola o dovranno lasciare il cespite. Per tutti è arrivato il tempo della verifica del titolo. E tra queste verifiche c’è una fattispecie particolare: ci sono contratti regolari, poi scaduti senza rinnovo ma con il bene che continua a essere occupato senza pagare nulla. Secondo le stime del Comune almeno il 60% di questi beni hanno lo status di «Posizioni non lineari». 

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